domenica 27 novembre 2016

IN MORTE DI RICCARDO CAVALLO

 

Caro Ulisse,

Domenica 20 Novembre 2016 è morto Riccardo Cavallo: aveva solo 59 anni. Chi era Riccardo Cavallo: vai a vedere i suoi blog:

http://recognitiones-ii.blogspot.it/
http://recognitiones.blogspot.it/ 
http://trancriptiones.blogspot.com/   

Avendo avuto notizia di questi blog dall'intimo amico di Riccardo e suo collaboratore, Roberto Cavallera, sono andato a dargliene una occhiata: un mondo incredibilmente onirico e colto mi si è spalancato sotto gli occhi. In questo mondo, non in quello della piccola provicia,  dopo un precoce e locale inizio folgorante,  viveva ormai da tempo Riccardo Cavallo ed ivi quasi si nascondeva sotto modeste vesti.  Per me era un caro amico che incontravo spesso per  strada, con la testa bassa ed il sigaro in bocca, immerso nei suoi pensieri ma che non mancava di fermarmi e di chiedermi sempre: “hai scritto qualche altra cosa dei tuoi racconti fattuali, mi raccomando dammeli subito”, e rapidamente si allontanava come se avesse tante cose da fare.  Nel silenzio generale della città e del suo specchio che dovrebbero essere i giornali e le televisioni locali, se n'è andato un fine, coltissimo intellettuale laico. L’abbiamo salutato laicamente noi del mondo dell’arte,  Martedì 22 nov. nella sala delle mostre di Casa Delfino.
         Voglio qui ricordare Riccardo Cavallo (proprio in questi giorni di renaissance del pittore Ego Bianchi con una bella mostra a Palazzo Samone – vedi il mio blog Il FISCHIETTO - ) riproducendo un suo scritto intitolato “Liceo artistico di Cuneo- Omaggio a Ego Bianchi” – Scriveva Riccardo Cavallo parecchi anni fa :
  "Di una frequentazione, da parte di Ego Bianchi, di tematiche ed  iconografie religiose e sacre (da intendersi qui nel senso ristretto e del tutto particolare di “cristiano”) abbiamo brevi quanto salienti testimonianze di Lucio Fontana e di Tullio Mazzotti. Più che di frequentazione sarebbe più corretto parlare di una reinvenzione e di una appropriazione creativa, se si guardano le opere che compongono il ciclo della Via Crucis . A questa serie di opere, verrebbe fatto di pensare, hanno concorso almeno tre distinte personalità di Bianchi (per il quale l’unica religione praticabile era l’arte, con un concetto  “teologico” di creazione non privo di una certa ironia neopagana) : il pittore, l’inventore di ceramiche ed il disegnatore. Del pittore si ritrova lo sguardo ancora ebbro di rossi e neri come di terre, di derivazione probabilmente vascolare ed arcaica, si leggono, sapientemente rielaborate, le tracce di Rouault e di Picasso. Il pensiero del ceramista ha simulato sulla superficie piana una serie di spazi convessi sui quali articolare la fuga turbinosa delle immagini, che paiono racchiuse in un’ellisse e deformate dalla lente di un oblò. Forte, anzi fortissima, la presenza del disegnatore, del mitografo che febbrilmente commuta i dati acquisiti dei codici di partenza (l’avventura di Bianchi fu sempre avventura del disegno e nel disegno). L’artista ha operato dunque ai margini di un’occasione narrativa, ritrovando nella storia sacra l’ennesima fantasmagoria, sostituendo all’ideale linearità di un racconto universale una visione sperimentale e provocatoria. La singola frequenza finisce così non di illustrare una “stazione”, ma di esprimere una fase immaginativa dell’artista.  Un moto curvo, come di un compasso posto in libertà, trascina con sé, quasi facendoli ruotare nel suo interno, omini, armi e cavalli, deformati come apparizioni oniriche, nelle quali al pretesto degli episodi evangelici si sovrappone una programmata violenza, un altro racconto, per l'appunto a frammenti, esemplare ed ossessivo : quello della pittura. Il segno greve e plumbleo che fu del Rouault più tragicamente cristiano,  si nega alla forza di gravità alleggerendosi in fisionomie volatili. Dall’apocalisse di Guernica tornano figure di catastrofica spettacolarità, irreconducibili all’ordine.
Fra pathos e mythos l’artista non ha esitazioni, cedendo integralmente alla fascinazione del secondo, tanto in questo singolo episodio, come in tutta la sua opera.     Riccardo Cavallo."   Alla prossima  ANTONIO