giovedì 8 dicembre 2016

TROPPA LIBERTA' SESSUALE ? NO, TROPPO POCA


 
TROPPA LIBERTA’ SESSUALE ? NO, TROPPO POCA.

Caro Ulisse, oggi vado a cacciarmi in un tema che,  molto ipocritamente ma molto diffusamente è stato sempre, ed ancora oggi,  è tabù:    la libertà sessuale.
            Mi è venuto sotto gli occhi un articolo[1] del noto psichiatra Prof. Umberto Galimberti dal titolo “troppa libertà sessuale ? No, poco coraggio d’usarla per quanto vale”.  Il prof. Galimberti scrive :” la libertà sessuale è un dono dell’emancipazione femminile... perchè fa crollare un ordine collaudato ed un modo di pensare (la donna come moglie madre) di sentire (come oggetto del desiderio maschile), di relazionarsi (la “mia “ donna con tutta la prepotenza dell’aggettivo possessivo). “ Poi il prof. Galimberti prosegue con tutta una serie di esempi di sessualità animalesca a cui contrappone  una “follia che segretamente ci abita e che nella sessualità dovrebbe condurci in quell’estasi che non è poi così distante dall’esperienza mistica.”  Conclude Galimberti :” I mistici erano erotici, mentre il nostro erotismo usato ed abusato non è più in grado di raggiungere  quelle vette”.....Alludo ad una trasfigurazione dell’animalità in un estasi mistica e perciò stesso inesprimibile, perchè accade in un luogo che le parole non riescono a raggiungere”.   Mistero !    Quando anche i grandi pensatori non sanno rispondere a certe fondamentali domande della vita si rifugiano nel mistero e chi vuol capire e vivere rimane a bocca asciutta. 
                                  Io cerco di calarmi  nella vita reale del quì ed ora. 
Mi riferisco al caso di quella ragazza che avendo lasciato – fiduciosamente innamorata – che il suo ragazzo la fotografasse in pose “pornografiche” (avrà aperto le cosce, e cosa è la pornografia ?) si era poi vista sbattuta come una puttana, davanti al terribile occhio pubblico della rete internet.
Cosa è che l’ha spinta prima ad una strenua quanto inutile lotta (anche giudiziaria) per far cancellare queste sue immagini intime e personali,  e poi addirittura al suicidio ? 
                                  Per me una cosa sola: la vergogna !
La vergogna non può che derivare dalla presenza di regole che la propria cultura ritiene di aver colposamente violato.  Le regole sono quelle che la comunità in cui si vive hanno stabilito nel tempo per consentire la propria convivenza (regole giuridiche) e pur non essendo eterne ed immutabili  (quanti comportamenti erano ritenuti giuridicamente illeciti ieri e non lo sono più oggi, vedi l’adulterio, l’aborto etc:)  sono vigenti nel momento in cui il soggetto vive la propria irripetibile vita .  Alle regole giuridiche (munite di sanzioni)  si sono affiancate, e tante volte sovrapposte, le regole morali (munite di peccati). Queste regole morali, in genere promananti dalle credenze mitiche e/o religiose, pretendono di essere verità eterne ed immutabili in ogni genere di attività umana e sopratutto nella attività sessuale perchè è  il sesso, che insopprimibile qual’è,  pretende libertà assoluta ed irrefrenabile, quindi  pericolosa. 
La ragazza suicida di cui ho parlato  ha  evidentemente sentito vergogna di aver fatto quei normalissimi  atti che il nostro corpo articola in tutti i normalissimi modi per il raggiungimento del piacere sessuale.  Vergogna per quello che dirà la”gente” e, se credente,  per il peccato che tutte le religioni  ritengono si commetta quando si fa sesso non per fini procreativi ma per godere del proprio corpo.  Povera ragazza, vittima di un moralismo arretrato, conformista e vendicativo. Doveva rivendicare la libertà di usare il suo proprio corpo e ciò anche come reazione alla violazione subita alla sua privatezza  da chi vigliaccamente aveva approfittato della sua fiducia e probabilmente del suo amore, e invece ......
                               In conclusione il consiglio che posso dare a tutti quelli che possono farlo,  è fate sesso e non vergognatevi (se vi piace)  di farlo sapere, il che è solo un modo di manifestare la vostra sacrosanta libertà sessuale.
                               Forse ti ho scandalizzato, caro Ulisse, ma io – proprio perchè sono vecchio e forse un po’ invidioso  – la penso così .   ANTONIO



[1]  In  D – Donna , suppl. LA REPUBBLICA  del 1° ott. 2016 –Ultima pagina

FESTA DELLA RAGIONE - COMPLEANNO DI ULISSE


Il 12 Dicembre 2010 nasceva dalla Fondazione Casa Delfino la statua dell’uomo che ragione e canta denominato Ulisse che sta a Cuneo in C.so Nizza n. 2.  
            Ogni anno abbiamo festeggiato il suo  compleanno con la Festa della Ragione.
La Fondazione casa Delfino in tutta la sua cospicua attività (più di cento eventi all’anno) ha inteso essere una guida autonoma in tutti i campi nei quali un’indagine o una ricerca è possibile. Questa è il nostro modo di ragionare e di fare cultura. La ragione è la forza che libera dai pregiudizi, dal mito, dalle opinioni radicate ma false, dalle apparenze, consente di stabilire un criterio universale o comune per la condotta dell’uomo in tutti i campi.
Svolgendo tutta questa attività non abbiamo mai dimenticato di unire il sapere al piacere.
I nostri eventi hanno sempre cercato di far pensare ma anche divertire.
I risultati di questo nostro agire sono difficilmente valutabili  perché è difficile stabilire a quanti lo stesso sia giunto e come abbia operato in essi.
Tuttavia non possiamo nasconderci la realtà del nostro isolamento anche perché spesso siamo in controtendenza di pensieri ed azioni molto diffusi.
Siamo soli è vero, ma questa solitudine di cui la Fondazione si rende conto non è voluta. Ancora una volta la porta è aperta a qualsiasi critica e suggerimento che sia volto a ragionare e a cantare.
A questo proposito lo spettacolo che è stato realizzato per la "festa della ragione"  sulla vita e l’opera di un grande artista come Jhon Lenon che abbiamo indicato come uomo che ha cantato e ragionato (leggetevi il testo della sua grande canzone Imagine), è dovuto al ricordo che ha voluto fare di lui nel  trentaseiesimo della sua tragica morte  (8 Dic. 1980) la cara amica di casa Delfino – Sig.ra  Mariagrazia VECILE.
La ringraziamo ed abbiamo subito realizzato il suo intento.  Così faremo per ogni proposta ragionevole, concreta e realizzabile.     Lunga vita, ragionata e cantata, caro Ulisse.             ANTONIO