Poiché lo ritengo un tema molto intrigante, cerco di dare una mia risposta alla domanda che si pone il Prof. Alberto Bosi nell’articolo di fondo de LA GUIDA del 9 Febb. 2017.
La domanda è questa : “La storia è maestra di vita ? e Bosi se la pone a proposito del ricordo (con convegno, libro e conferenza) dedicato a Lidia Beccaria Rolfi superstite del campo di sterminio di Ravensbuck e, dopo il suo ritorno a casa a Mondovì, paladina del ricordo della Shoà. Già la Rolfi si interrogava sul valore e sopratutto sulla continuità nel tempo di questo ricordo. Bosi si interroga sullo stesso tema il che vale ad interrogarsi sul valore del ricordo storico. Bosi scrive: “l’umanità continua a ripetere gli errori del passato, non tanto per un’innata ed inguaribile malvagità o stupidità ......quanto perché ....l’umanità è un soggetto collettivo caratterizzato da una fondamentale discontinuità tra le varie generazioni, e quindi anche tra le varie memorie storiche”. Sono perfettamente d’accordo sulla diagnosi dell’affievolirsi della memoria storica e quindi della fatale tendenza a ripetere gli errori del passato come effetto del passare del tempo e della “discontinuità tra le varie generazioni” e quindi in sintesi della “ignoranza”. Un discorso a parte bisognerebbe fare anche sulla modificata, incompleta, falsa “storia”.
Ma, per ora, limitandomi alla integrazione del discorso di Bosi diretto ad argomentare la sua diagnosi, io, non da oggi, mi sono interrogato di come poter porre rimedio a tutto ciò.
La mia riflessione – per ora – è stata quella di ritenere difettoso e/o insufficiente il metodo con cui mantenere nel tempo il ricordo della storia. Il metodo finora seguito ho cercato di esaminarlo, insieme a chi sta a cuore il problema, in occasione della “Giornata della memoria”. Limitandomi a valutare le numerose iniziative della nostra provincia e di fronte alla varietà delle stesse (dai concerti, alle mostre, alle conferenze etc.) avevo rivolto a tutte le organizzazioni di tali eventi l’invito ad un momento di riflessione tutti insieme, (per es. una strutturazione complementare delle varie iniziative) . Il mio invito è caduto nel vuoto più assoluto.
Ha ragione il prof. Bosi: i testimoni dei fatti della storia con il passar del tempo, si vanno fatalmente man mano estinguendo, ed i giovani che avanzano non avendo vissuto le esperienze di tale passato ignorano i fatti e quindi sono suscettibili a ripeterli. La storia conferma questa tesi e quindi fallisce nel suo compito di maestra? Risposta: ma dove sono i maestri e/o maestre della memoria della storia ?.
Chi assolve il dovere , pur avendo a disposizione i tanti mezzi di comunicazione moderni, di suscitare e mantenere la memoria della storia ? Qui sta – secondo me - la risposta alla domanda di Bosi : la storia non è maestra di vita perchè è ignorata . Dobbiamo quindi interrogarci su chi e come si comunica e si conosce la storia, e quindi si suscita il suo ricordo. Vi sono esempi continui proprio nella attuale società delle tecniche di come si diffondono le informazioni. Con la scuola, con l’insegnamento religioso, con i media (in primo piano internet e la televisione) con l’esempio delle opere.
Il problema sta nel contenuto e nel modo con cui si comunicano le informazioni anche quelle storiche, perchè nella storia vi sono cose cattive ma anche cose buone, magari anche solo limitate a contrastare cose cattive. Quindi, concludendo, per far sì che sia vero che “Historia magistra vitae” come diceva Cicerone, bisogna che la Storia, testimone dei tempi, venga comunicata con tutti mezzi possibili, ma come luce della verità.
ANTONIO SARTORIS
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