domenica 15 ottobre 2017

A PROPOSITO DI PREMI LETTERARI

Caro Ulisse,
                 In questi giorni in campo locale ed anche regionale si è parlato molto del Premio letterario che la sig.ra Caterina Bottari (tramite la fondazione di Monforte da Lei costituita) ha voluto istituire in memoria di suo marito, il pittore, scrittore ed editore, Mario Lattes). Questo premio letterario ha due sezioni : quella delle "querce" che comprende scrittori già affermati: alcuni affermatissimi e pluripremiati,  e quella dei "germogli" diretta a premiare e quindi promuovere scrittori nuovi e non ancora affermati.   Naturalmente in qualità di promotore culturale cuneese mi sono domandate che significato pratico (cioè di propaganda culturale e di promozione turistica) possa avere il premio alle "querce".  Lo stesso interrogativo me lo ero posto scorrendo i nomi dei premiati del Premio Pavese: tutti di personaggi affermati e di chiara fama. 
                Prescindendo da un sentimento, forse, di invidia sono giunto alla conclusione che tipi di premi del genere servono più a chi li dà,  che a chi li riceve.   Quindi chi ha  mezzi suoi faccia tutti i premi che vuole ma i mezzi pubblici che invece pretende ed ottiene,  li destinerei meglio. Altro discorso vale per i premi assegnati ai "germogli": i giovani vanno aiutati ed incoraggiati perchè - in genere - sono intelligenti e puri di cuore.
                   Proprio oggi ho frequentato un convegno dove sono state assegnate delle "borse di studio" a giovani degli istituti agrari della nostra provincia: i "germogli" della nostra bella e ricca terra.  Poichè l'entità del premio non è stata comunicata ed ai vincitori è  stata consegnata una busta chiusa (con assegno?),  mi sono permesso  di chiedere ad un vincitore cosa c'era nella busta. Sapete cosa mi ha risposto ?  < Non l'ho ancora neanche aperta, ma in ogni caso conta "il pensiero"> .  Con il pensiero quanti premi vorrei dare e quanti "germogli" sarebbero lieti di riceverli, ma non so quante "querce" verrebbero a ritirarlo  magari facendo la solita - inflazionata - conferenza  (pomposamente chiamata lectio magistralis). Quindi avendo già molto per merito loro,  io alle "querce" darei un pensiero e nulla più.                                                                                                             A.S.

POST SCRIPTUM
Ho trovato scritto che il prtemio "i germoglio" non viene assegnato a giovani scrittori, ma quelli che vengono ritenuti gli scrittori dei migliori libri sctritti nell'ultimo anno. I giovani servono solo da alibi  perchè coinvolti  in tale assegnazione. Ritiro quindi la mia lode di aiuto ed incoraggiamento ai giovani che in realtà non ricevono proprio niente dei 120.000 (centoventimila) euro di contributo che la Fondazione Bottari Lattes riceve (in tre anni) dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e che coprono quasi interamente la spesa del premio.  Confermo il mio parere che questo premio ltterario, come quasi tutti i premi letterari,  serve a chi lo assegna (e a chi lo sostegne ), più che a chi lo riceve (che non sono i neo autori).  A.S.

mercoledì 11 ottobre 2017

PER IL CENTENARIO DELLA RIVOLUZIONE SOVIETICA E IL CINQUANTENARIO DELL'ASSASSINIO DEL "CHE".

 

Caro Ulisse,
  La Fondazione Casa Delfino (onlus) ha voluto ricordare il centenario della Grande Rivoluzione sovietica (1917-2017) proponendo una intiera settimana (la prima di ottobre)  di eventi in sua memoria.
  Si è proposta una immagine della vecchia Russia con il famoso film di S.M Ejzenstejn – ALEKSANDR NEVSKIJ , poi la immortale musica di P. TCHAIKOVSKY, il pensiero ispiratore di K. MARX, il momento decisivo della rivoluzione con il film  OTTOBRE di S.M Ejzenstejn, l’arte del BALLETTO RUSSO  e lo spirito (talora tradito) del comunismo reale con  il CORO DELL’ARMATA ROSSA  (purtroppo tragicamente scomparso).  Il messaggio del ciclo può essere riassunto nelle parole  con cui Roberto Curi ha concluso la sua magistrale lezione su "Karl Marx e la rivoluzione". Egli ha detto:  "La prefazione alla Dissertazione di laurea di Marx si conclude con l'evocazione della figura di Prometeo. In tutte le versioni del mito classico, Prometeo è quella figura che compie un sacrilegio nei confronti delle divinità per riscattare il genere umano (dona loro il fuoco). Questo sacrilegio consiste nel sottrarre agli dei qualcosa che è specifica attribuzione degli dei e portarla abusivamente agli uomini, spinto da filantropia e amore per l'umanità. Nelle diverse versioni del mito, il dono di Prometeo qualche volta è la tecnica, qualche volta è la speranza, qualche volta è la politica C'è una versione che è quella che ritroviamo nel Protagora di Platone, in cui ciò che Prometeo cerca di donare agli uomini vanamente senza riuscirvi è portare nel mondo la giustizia. Ecco, forse Marx ha prometeicamente tentato questa impresa idolatrica, questo atto sacrilego: portare la giustizia piena in questo mondo,  e l'amaro commento che troviamo nel Protagora di Platone è che la giustizia se ne sta presso dio e che in questo mondo non conosciamo giustizia, ma nella migliore delle ipotesi, una buona applicazione del diritto. Questa consapevolezza che una compiuta giustizia non è realizzabile nonostante gli sforzi generosi compiuti da Marx e anche da coloro che alla sua opera e al suo pensiero si sono ispirati, è la consapevolezza con la quale possiamo a distanza ormai di tanti decenni, ritornare a dialogare con Marx grande pensatore classico."
 Sopratutto ritengo che ,  come ci insegna Curi , oggi Marx, più che dal suo pensiero classico,  “lo possiamo incontrare  se ci riferiamo ad uno stile intellettuale, ad un approccio ai problemi, all'esempio dato da un'intera vita in cui sono stati coniugati insieme l'attività della ricerca teorica e l'impegno e la passione del militante e del dirigente politico con una sfumatura tragica che non è possibile tuttavia dimenticare “.
 E’ stata infatti una autentica tragedia constatare nel tempo che un regime sorto da ideali rivoluzionari per un mondo più giusto si è macchiato di terribili delitti perchè  ha voluto e/o dovuto gestire il potere, non con la libertà e la democrazia ma con la violenza e la forza.
Tuttavia non dobbiamo dimenticare (ed era questo lo spirito degli eventi dedicati al centenario della Rivoluzione sovietica)  la fervida speranza in un avvenire migliore del presente,  unita alla più assoluta sincerità e purezza di spirito di tanti e tanti comunisti.  Fra questi voglio ricordare, nel cinquantenario del suo assassinio (9 ottobre 1967) ,  il Dott. Ernesto GUEVARA (il CHE).  Finisco con una sua frase: “Il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d’amore. E’ impossibile concepire un autentico rivoluzionario che non abbia questa qualità. Forse è proprio questo uno dei maggiori drammi del dirigente che deve unire ad uno spirito appassionato una mente fredda”.   (Il socialismo e l’uomo di Cuba, in "Marcha”, 12 Marzo 1965)

                                                                         ANTONIO