domenica 17 settembre 2017

PENSIERI TRE (SUL PAPA FRANCESCO)


        

        Confesso chepur essendo fermamente ateo, il magistero di Papa Francesco mi abbia, in tante occasioni, favorevolmente colpito. In particolare ho condiviso l'atteggiamente  attivamente misericordioso verso i migranti : quell'invito  rivolto ai parroci ed ai conventi - purtroppo in tanti casi inascoltato ed inadempiuto - di aprire i luoghi di preghiera alle concrete opere di misericordia non era forse vera voce di Cristo ?. Purtroppo l'ultima uscita pubblica del Papa dopo l'azione repressiva (sia pure per interposta persona) della migrazione sia per cause belliche che per ragioni economiche del Ministro Minniti è stata universalmente interpretata in un sostanziale consenso sulla liceità di tale cinico comportamento.         Ahimè - ho pensato - il potere logora, ma ciò che mi ha veramente deluso e sconcertato è stato il richiamo finale di Papa Francesco,  alla "prudenza" come arte del governare.    Mi sono ricordato  che la famosa frase latina "Si non caste, tamen caute" che significa letteralmente "se non castamente, almeno con cautela" (alias prudenza) è stata attribuita alla dottrina dei gesuiti e - vedi il caso - Francesco è prima di tutto un Gesuita.  Ma Gesù non era "gesuita" e sopratutto non era "prudente". A Minniti ed a tutti gli uomini di buona volontà non va insegnata la prudenza ma il coraggio di sostenere la buona causa, perchè non dimentichino quanto diceva un grande giurista (Salvatore Satta)  e cioè che non è il carnefice che uccide, bensì il giudice che decide.  Nella presunta, cinica,  soluzione del problema dei migranti  sono chiare le colpe dei loro carnefici  ma altrettanto chiare le responsabilità di chi ne ha deciso la  tragica sorte.

                          ANTONIO SARTORIS