DELLO SCRIVERE
Dopo più di cinquant’anni di onorata (così si dice)
carriera professionale da avvocato, e circa ottant’anni di età mi sono messo a
scrivere. Brevi racconti impostati non sulle esperienze professionali tratte
dall’ interessante mondo dei Tribunali
(come fanno tanti romanzieri, ad esempio Carofiglio) ma da fatti storici
e personaggi degli stessi. Il tutto in un rimescolamento di tempi e luoghi che
ho chiamato”arte fattuale”.
Quale è
il mio stile di scrittura ? Innanzi
tutto cerco a rendere chiaro, e quindi comprensibile da chiunque, il pensiero che voglio comunicare. E’
questa un’ operazione connaturata al
ruolo di chi – come me - ha dedicato una
vita al metodo del dibattere e dell’argomentare
(tema, quest’ultimo’ tanto caro
al mio grande professore, Norberto Bobbio).
Ed è questa una operazione ha cui ho dedicato pagine e pagine di
comparse (cioè “scritti argomentativi”) :
ho fatto in prevalenza il civilista che come è noto usa la parola scritta a differenza dal penalista
che usa prevalentemente la parola detta.
L’attenzione
alla comunicazione della sostanza del mio pensiero mi ha forse fatto perdere attenzione alla
forma, cioè alla grammatica e/o eleganza dello stile ? può essere, ma mi conforta un aneddoto che ho
ricavato dal commento che Serena Vitale
(traduttrice e commentatrice) ha dedicato al racconto fantastico di Fèdor
Dostoevskij , La Mite - edizione 2018 Adelfi.
Su Tuttolibri di Sabato 26 Maggio 2018 pag. IX
Serena Vitale racconta come c’era una aspirante scritrice, poco più che trentenne , Varvara Timoteva che
apparteneva alla cerchia di giovani seguaci delle nuove idee e che
consideravano l’autore dei Demoni “un
vecchio rimbambito”, un “decrepito
mistico”. Ad una sua osservazione, probabilmente sul suo modo di scrivere,
Dostoevskij un giorno ribattè, stizzito, in tono imperioso: “Ogni scrittore ,
dovete sapere, ha il suo stile e dunque una sua grammatica.... Io metto la
virgola davanti a “che” (così vorrebbe
l’ortografia russa) quando mi serve , e
dove invece non la trovo necessaria e-s-i-g-o
che nessuno la aggiunga! Non mi importa un bel niente delle regole
altrui...! “. Commenta la Vitale: “In questo caso si trattava soltanto di
virgole...Non sapremo mai se con la stessa veemenza Dostoevskij reagisse agli interventi
– e dovettero esserci, non poteva essere diversamente – dei correttori (oggi
editor) che si trovavano di fronte a ripetizioni, imprecisioni, illogismi,
incoerenze etc. “ ...Sta di fatto che Dostoevskij. non si dava alcun pensiero
del “bello stile”, conclude la Vitale. E
“si parva licet componere magnis”, che significa «se è lecito paragonare
le cose piccole alle grandi», anch’io , quando scrivo, faccio così . A.S.
Antonio
Sartoris