domenica 8 aprile 2018

PENSIERO SETTE - Gianrico Carofiglio o la pedanteria

Gianrico Carofilio, l'ex magistrato-scrittore, mi sta antipatico. Ci sarà anche una punta di invidia per il suo grande successo editoriale, ma mi ha sempre urtato, nelle sue frequenti comparse televisive, il tono di sprezzante superiorità, quasi saccenza, verso qualunque interlocutore. Nell'ultima sua comparsa televisiva presso la Gruber  ha preteso di contrapporre all'interlocutore (mi pare l'acutissimo Travaglio) che come tutti in questi giorni parlava del  "contratto " proposto da Di Maio (a destra come a sinistra) per fare una maggioranza governante, l' erroneità di tale termine e proponeva invece il termine "patto". Diceva Carofilio che nel termine contratto c'era qualcosa di commerciale,   che riteneva improprio con  la natura politica della proposta di Di Maio.  Io - da vecchio avvocato , ritengo che  l'offerta tra parti di diversa opinione politica di un "contratto" con natura vincolante giuridica , cioè munita di sanzione in caso di sua violazione, e non di un semplice "patto" di natura pcicologico-morale  sia una proposta  concreta e innovativa  (anche se con il precedente tedesco)  e quindi risolutiva dell' attuale impasse istituzionale.  Chiedere alle forze politiche di destra come di sinistra (categorie politiche in cui come allievo di Bobbio ritengo tuttora validissime) di firmare un contratto sulle cose da fare vuol dire concretamente " impegnarle" alla realizzazione di un programma da realizzare si in comune, ma con obiettivi ben qualificati, e quindi concretamente valutabili se di destra o di sinistra.   E proprio in questi obiettivi si potrebbe realizzare quel compromesso patrocinato proprio da Carofilio come motore dell'azione politica e genericamente umana .  Ma sul "compromesso" ( di cui io non ho nessuna simpatia) dirò un'  altra volta dopo aver ancora pensato, l'ultimo "furbo" libretto di Gianrico Carofiglio , "Con i piedi nel fango" A.S.