domenica 20 maggio 2018

PENSIERO OTTO - Tolleranza o indifferenza

            Sto leggendo Herbert Marcuse (il famoso filosofo tedesco-americano a cui si attribuisce l'identità di ispiratore della ribellione giovanile del '68) e so già che ci vorrà un po' (molto tempo). Nella "prefazione politica 1966" di  "Eros e civiltà" leggo : ""proprio le forze che hanno messo la società in condizione di risolvere la lotta per l'esistenza sono riuscite a reprimere negli individui il bisogno di liberarsi. Laddove l'alto livello di vita non basta a riconciliare le genti con la propria vita e con i propri governanti, la "manipolazione " sociale delle anime e la scienza delle relazioni umane forniscono il necessario controllo della libido (in senso lato: istinto di affermarsi - n.mia) . Nelle società opulente, le autorità non hanno quasi più bisogno di giustificare il dominio che esercitano. Esse provvedono al continuo flusso dei beni; esse provvedono  a che siano soddisfatte la carica sessuale e l'aggressività dei loro soggetti; come l'inconscio, il cui potere di distruzione personificano con tanto successo , esse rappresentano insieme il bene e il male, sicchè il principio di contraddizione non trova alcun posto nella loro logica. "" 
                Questi pensieri di Marcuse mi hanno richiamato alla mente quanto scrivevo a proposito del potere, quello che si esplica in  Cuneo- ed è quello che mi interessa - potere che con un benessere diffuso ha anestetizzato ogni istinto di cambiamento,  di innnovazione, di modernizzazione, e quindi di ribellione.  E' forse questa la proclamata cultura della tolleranza (tanto vantata nei cuneesi salvo a vederne palesi episodi di intolleranza razzista ed egoista )  o è il raggiungimento di un generalizzato stato di indifferenza, tanto comodo a chi comanda ?   A.S.