Da quanto ho capito del concetto di cultura della Prof. Dubini penso le potrebbe andar bene, per la sua estensione, quello declinato da Cavalli Sforza per cui per cultura si intende l'insieme di quanto viene appreso da un individuo nel corso della vita, dal comportamento quotidiano alle conoscenza di qualunque natura, inclusi quegli elementi – come i pregiudizi e le credenze - che precedentemente non venivano compresi nel significato del termine cultura.
Così concepito dice Cavalli Sforza il concetto di cultura può in qualche modo considerarsi alternativo a quello di natura, purchè adottato in senso stretto, cioè riferito a quanto vi è di innato in noi , o più specificatamente di ereditato attraverso la biologia. In questo senso la “cultura” diventa, per opposizione, tutto quanto è appreso durante lo sviluppo.
A Cuneo si è parlato di cultura in sei momenti, in diversi luoghi ed orari. Ho potuto partecipare solo al primo di questi momenti dedicato a dichiarare Falsa, l'affermazione che "sono solo canzonette". Si trattava di una analisi del mondo dello spettacolo ed in particolare del Festival di Sanremo per cui la conferenza si è ridotta ad un monologo di Duccio Forzano, regista di detto Festival, e conoscitore del mondo delle canzoni (che non sono tutte canzonette). Il tema era interessante perchè proponeva indirettamente la questione da me più volte proposta del limite tra spettacoli culturali e spettacoli di puro intrattenimento.
Ma dove mi sono impegnato a far presente la mia critica di fondo alla filosofia del libro della Prof. Dubini è stata la conferenza che la stessa professoressa, affiancata dal suo editore Giuseppe Laterza e dal Dott. Paolo Verri Direttore di "Matera capitale Europea della Cultura 2019", ha tenuto la sera del 9 Maggio nella bella sala del CDT.
Riporto testualmente quanto ho detto in sede di dibattito (peraltro quasi assente da parte del numeroso pubblico):
Gentile prof. Dubini Ho letto con molto interesse il suo libro “ Con la cultura non si mangia” e mi permetto farle alcune osservazioni.
Nel suo
libro la parola “settori no profit” che sono le ONLUS (Organizzazioni senza
scopo di lucro) viene nominata una volta
sola a pag. 74 e giustamente lei lo collega al problema di finanziamento.
Buona parte del libro è dedicata a dimostrare
che la cultura è un bene che ha anche un valore economico (con la cultura si
mangia).
Ora la mia
osservazione (ovviamente sintetica perché un
intervento non è e non deve
essere una conferenza) si fonda su una
esperienza di Onlus e consiste nel segnalare il pericolo (dimostrato anche
nelle nostra provincia) che pretese associazioni culturali si trasformino in imprese,
imprese commerciali ove la cultura è appunto solo una merce.
Cioè con
la pretesa di difendere e divulgare la cultura si finisce per puntare
esclusivamente al profitto. Si
tratta di operazioni che si autoassolvono invocando la solita formula per cui
il fine (la diffusione della cultura) giustifica i mezzi (gli strumenti
commerciali) ma in realtà si tratta di operazioni che stravolgono i contenuti del nobile fine di
fare cultura, ed in cui i mezzi
prendono il sopravvento sui fini con il risultato che la cultura finisce per divenire una merce da vendere con il massimo del profitto. E così fra l'altro si stravolge il carattere educativo, anche se non esclusivo, della cultura.
Anche
nella nostra provincia abbiamo strutture che si dichiarano associazioni
culturali che giungono a proclamarsi spudoratamente “senza scopo di lucro” ed invece operano solo con questo fine (il
lucro) e fra l’altro lo realizzano abbondantemente.
Lei al
termine del suo prezioso libretto conclude: “perché la cultura sia motore di
sviluppo, come spesso si dice, sono necessarie qualità di talenti e di proposte
e un po’ di benzina per innaffiare i vivai”.
Io concludo che bisogna evitare che nell’uso della benzina per
innaffiare i fiori si finisca di uccidere i fiori."
Come in genere mi succede, gli interlocutori alle mie domande, non rispondono: la Prof. Dubini si è limitata ad ammettere che sì fenomeni di speculazione in campo culturale ci sono. Ma il tema dovrebbe avere una più ampia ed approfondita valutazione. E ciò anche per rispondere al Dot. Verri che si è speso a dimostrare (vedi il Festival del libro a Mantova e Matera, Capitale della cultura) che solo con l'"unione di tutte le forze" una comunità è in grado di realizzare uno o più eventi culturali che ottengano successo.
La mia risposta parte dalle mie esperienze quale Presidente della Fondazione Casa Delfino, ONLUS di Cuneo. Dove è la possibilità di unire le forze culturali di Cuneo quando alcune pensano solo al profitto e per quanto ho detto sopra non fanno cultura, e le altre sono convinte di essere solo loro a fare attività culturale ?
A mio parere a questa ed ad altre domande sul tema occorrebbe dare una risposta non con le teorie economicistiche della Prof. Dubini ma con l'impegno di chi ama la propria città e la vuole sempre più bella, colta e saggia. Antonio Sartoris