giovedì 24 ottobre 2019

SULLO SCRIVERE

Caro Ulisse, innanzi tutto mi scuso con i miei pochi o tanti lettori del silenzio che mantenuto da mesi ma essendo in ferie in campagna (Tetto de' Chivalieri)  ho preferito dedicarmi alla lettura e sopratutto alla scrittura .  Ne sono venuti fuori tre racconti che, già stampati in libretti  singoli, pubblicherò sul mio blog  intitolato RACCONTI FATTUALI,  quanto prima.  
Si tratta di  - Giorgio Federico Ghedini - Ing. Luigi Burgo - Gioachino Massia .  Questi racconti, come quelli che ho scritto prima di essi, sono una applicazione letteraria di quella che ho definito "arte fattuale". Non so se fra i  numerosi blog che ho scritto (devo farne un indice) ho già spiegato cosa intendo per "arte fattuale": non posso farlo qui perchè sono di fretta. Volevo solo lasciare traccia (questo sostanzialmente è l'intento di queste mie lettere) di una considerazione sullo scritto che alla mia coscienza mi appare quasi come una giustificazione. Giustificazione del fatto che come si rileva dal mio modo di scrivere, io parto dai fatti veri, storici, accaduti e poi parlo poco degli stessi, inserendoli invece nella vite, nei luoghi e nei tempi prodotti dalla mia fantasia.  Questa mia piccola meditazione mi è stata sollecitata da un pensiero del filosofo Giuseppe Conte (che non è l'attuale nostro Presidente del Consiglo dei Ministri) che intervistato da Antonio Gnoli  (in Robinson de La Repubblica di sabato 19 Ottobre 2019 dice fra l'altro: "io mi sentirei deluso e penserei di deludere i miei lettori di poesia  se scrivessi romanzi intimistici e minimalisti, storie familiari e piagnucolose che vanno per la maggiore. O magari raffinate sequenze di pagine con cui già il grande Palazzeschi diceva che ci si sarebbe pulito il culo. Ne "I senza cuore" - dice Conte - la poesia rientra per via di un andamento epico, mitico,drammatico, in cui si intrecciano tra loro i destini dei personaggi della galea genovese con la società del tempo". Ecco io ritengo di  scrivere racconti "intimistici e minimalisti" ma non "familiari e piagnucolosi". Ritengo invece che una gran mole di scritti letterari del presente o gronda di vita vissuta (diventando per lo più"familiare e piagnucolosa") o si arrampica nel "giallo".   Per ora questi son solo pensieri  cercherò di svilupparli possibilmente in un dialogo ( quando riuscirò a entrare in facebok ?)