martedì 5 ottobre 2021

CASO MIMMO LUCANO

Caro Ulisse, ti mando la copia della lettera ho mandato al FATTO QUOTIDIANO il 1° ott.2021 e che detto giornale, che apprezzo molto, non ha pubblicato. Mi consolo perchè sto scrivendo un pamphlet (l'AFFAIRE LUCANO) che pubblicherò tra i "Girini" della Fondazione Casa Delfino e di cui Ti darò notizie quanto prima. Ciao A.S ====================== Egregio sig. Direttore, Sono sconvolto dalla notizia che il Tribunale di Locri ha condannato a 13 anni reclusione (sic) Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace l’unico sindaco italiano che aveva realizzato un vero sistema di integrazione degli emigranti coinvolgendo i suoi concittadini e facendo rivivere il suo comune. Per inciso, ricordo che l’assessore regionale piemontese (giunta Chiamparino) Monica Cerutti aveva proposto lo stesso metodo per ripopolare le nostre belle ma deserte montagne. Forse il Tribunale di Locri darà un colpo mortale all’unico modo civile di rispondere alla inarrestabile emigrazione dei “diversi” come il Procuratore di Catania ha cercato di impedire che le OGM strumento umano e civile, potessero limitare la mattanza dei “negri”. Il Dott. Travaglio con la chiarezza e competenza ben note ha cercato di interpretare la motivazione che farà seguito al verdetto di Locri. Con i suoi criteri giuridici la condanna di Mimmo Lucano appare inevitabile e giusta ma dimentica la passione e l’emotività dei suoi comportamenti: almeno di questi non si può dubitare. Come ex avvocato so benissimo che l’art. 90 del codice penale fascista (codice Rocco) , dichiara che “Gli stati emotivi o passionali non escludono nè diminuiscono l'imputabilità” ma è perciò che in ogni sede sostengo che il giudizio sui fatti sia rimesso ad una “giuria popolare” come avviene nel processo americano. Solo così, liberi e numerosi cittadini avrebbero potuto valutare anche la emotività ed il contesto che hanno indotto Mimmo Lucano a comportarsi, ammesso e non concesso, come dai capi di imputazione del processo di Locri, ed a dichiararlo “non colpevole”. ANTONIO SARTORIS (vecchio avvocato di Cuneo)

IL NUOVO CHE E' FALLITO

Caro Ulisse, dopo i risultati delle elezioni politiche di domenica 1° Ottobre 2021, ti scrivo alcune mie considerazioni che mando anche al FATTO QUOTIDIANO di Travaglio, con poche speranze di pubblicazione. Vedremo. Ciao A.S. ========== IL NUOVO CHE E’ FALLITO Questo titolo parafrasa quello notissimo di un libro di Ignazio Silone, “Il dio che è fallito”, e che si riferisce alla disillusione che tanti uomini di buona fede hanno provato di fronte alla degenerazione delle speranze socialiste nel realismo comunista. La conclusione di questa degenerazione è stata il fallimento, non la scomparsa, di quelle idee. Fatte salve le evidenti differenze mi sembra che questo sia il destino ormai irreparabile del “Movimento 5 stelle”. Dopo il fallimento del tentativo insurrezionale delle “brigate rosse”, dopo la tragica ecatombe dei partiti politici tradizionali cacciati all’inferno dalla operazione giudiziaria chiamata “mani pulite”, dopo essersi svegliati dall’inganno solo diretto al lucro di Berlusconi, anche se delusi, gli italiani hanno ancora una volta sperato nel “nuovo”. Le promesse di onestà, di operosità e di radicale innovazione hanno ridato a tanti fiducia nella politica e tanti l’ hanno riposta nel Movimento 5 stelle”. Oggi si ritrovano con un parlamento ove la maggioranza, tuttora rappresentata dal Movimento 5 S., non ha più “una visione” (quella di una totale e profonda riforma dello Stato) , pensa solo a mantenersi a galla disconoscendo regole sacrosante solennemente promesse ai suoi elettori proprio come garanzia dell’avvento del “nuovo”. Per esempio quelle relative alla limitata durata del mandato parlamentare, alla riduzione dei profitti degli eletti, al rigido rifiuto di alleanze compromettenti e quindi vivendo in un perpetuo regime di conflitti e/o compromessi interni ed esterni . Ancora una volta l’elettore si sente tradito e perde fiducia nella politica. Ma fa male. Proprio il fallimento dell’avventura dei 5 Stelle, come quella del socialismo consentono ai commentatori “pragmatici”, di affermare che è finita l’epoca dei “fenomeni” e delle emozioni. In realtà è proprio questa l’epoca della politica dei “fenomeni” cioè di comportamenti radicalmente nuovi che diano emozioni e felicità che il popolo (e chi se no) deve continuare a cercare, nonostante tante disillusioni. Mi auguro che non sia vana questa ricerca. Ricordava Giovanni Amendola, ucciso dai fascisti nel 1926: “I vecchi politici quando si trovavano di fronte a situazioni apparentemente insuperabili formulavano così la loro terapia: “io e il tempo”.