COMMENTO
SUL “MANIFESTO DEGLI STATI GENERALI DELLA CULTURA DEL CUNEESE”
Ho letto
il manifesto degli Stati Generali della cultura del Cuneese.
Intanto
per cominciare questo pomposo titolo non rappresenta una voce veramente
“generale” perchè per esempio la
Fondazione Casa Delfino, dopo la partecipazione ad una riunione avvenuta
presso il Filatoio di Caraglio (9 Sett. 2016) è stata tenuta allo scuro di ogni successiva
riunione e quindi della attività per la elaborazione del documento.
La prima domanda che mi pongo è quindi questa : chi ha elaborato il
“Manifesto” ? , non ho trovato firma
nè indicazione a chi possa farsi risalire la redazione di questo
documento e quindi la responsabilità
del suo contenuto. E’ un documento
anonimo che non ho visto circolare in via cartaceo e che ho rintracciato solo
su internet .
Veniamo al suo contenuto . Una ripetuta sua
lettura mi conferma una prima impressione della genericità ed anche banalità
della maggioranza delle sue
affermazioni.
Dopo
una lunga premessa storico- statistica su “il territorio cuneese” si esprime la “volontà dei
sottoscrittori (che non si sa chi sono) di riassumere le idee che descrivono
una visione contemporanea e proiettata nel futuro del ruolo e del modo di operare
nel settore culturale in risposta ai fenomeni in atto, interpretandoli non come
vincolo, ma come indicatori di una
importante opportunità da cogliere attraverso un’azione convergente”.
Vediamo
allora quale sia questa “visione contemporanea e proiettata nel futuro” divisa nei titoli dei singoli capitoli del Manifesto
1°
Crescita del pensiero individuale e collettivo. Ivi si afferma che la
cultura si basa sul processo di conoscenza e rielaborazione, affermazione che mi sembra sia la scoperta
dell’acqua calda
2°
Relazione, innovazione, sviluppo e benessere.
A questi strumenti per fare cultura, anch’essi
abbastanza ovvii e praticati si aggiunge nel testo la “creatività” che è
proprio la qualità culturale che manca al “Manifesto”. “Creativo” è un pensiero che
esprime qualcosa di nuovo, che è
non c’era prima ed è quindi stato creato, ma di creativo cosa c’e nel Manifesto ?
3° Democratica
Per essere democratica la cultura dovrebbe
essere fruibile, accessibile ed ottenere il coinvolgimento sia del pubblico che delle
istituzioni. Che la cultura “non
debba essere elitaria e diventare occasione piacevole ed accattivante , ma
anche di crescita e di confronto”
l’ho già detto e scritto anch’io (vedasi LA GUIDA) . Ma non basta dirlo bisogna esaminarlo facendo riferimento ad
esempi concreti di realizzazione del passato (per Cuneo vedasi l’Illuminata)
, e di programmazioni del futuro.
4°
Educativa
Ivi si afferma che “l’aspetto educativo è fondamentale perchè il singolo
riconosca la qualità della proposta culturale e ne divenga fruitore e poi
attore” e ci si scontra con concetti e realtà molto discutibili. Che cosa
significa educare ? Quale è il contenuto di una educazione ? Come si concilia
educazione con “occasione piacevole ed accattivante” di cui si diceva sopra
? Tutte domande pratiche a cui il
Manifesto non da risposta .
5° Qualità
Che la qualità sia un requisito
dell’appetibilità – anche economica – dell’attività culturale non c’è dubbio.
Peraltro la qualità culturale è un criterio che fa escludere dalla qualifica
di culturale attività e
manifestazioni che pur hanno un successo economico straordinario per il
territorio. Ciò spiega perchè le
risorse, specie quelle pubbliche, stentano a sostenere le attività culturali.
Alla politica ciò che interessa sono le manifestazioni di massa ritenute fonti
del consenso . Se hanno poco di culturale
(strumento per aprire le menti)
forse è meglio.
Quella che va è sempre la vecchia formula del panem et circenses.
6° Impresa, lavoro, professionalita’
Che il “lavoro culturale” crei occupazione, professionalità e
crescita di scala delle realtà locali, obiettivi raggiungibili anche attraverso “contratti di rete” è un tema
che ha molte problematiche, positive e negative. Una di queste è la
forza/ostacolo della concorrenza.
Nel manifesto non si va oltre oltre una generica quanto subdola invocazione
alla “professionalità” .
7° Luoghi del fare
La necessità della cultura di avere luoghi di
conservazione, valorizzazione, creazione
in sintesi “luoghi del fare” è cosa ovvia. Come tutte le azioni
dell’uomo anche quelle
culturali vivono di pensiero e
materia.
8°
Sostenibilita’ e ricaduta
Quì si parla di soldi ! si sostiene il “beneficio che (la cultura) è in grado di produrre in
termini di ricaduta sociale” con la conclusione che per una attività culturale “è fondamentale la capacità di generare
entrate economiche” . E’ un
argomento scivoloso perchè porta
alla conclusione che un attività culturale non in grado di realizzare tale
risultato, non è degna di
considerazione. Diventa pericoloso
quando a valutare tale “ricaduta economica” si propone un monitoraggio non si
da chi realizzato e sopratutto con quali criteri. Per essere brutali questa tesi della sostenibilità e
ricaduta sa tanto dell’ ormai realizzato metodo di far piovere sempre e solo
sul bagnato !
9°
Rete
Probabilmente lo strumento più moderno ma anche più pericoloso che si
propone nel manifesto è la realizzazione di una rete che consenta di “realizzare cultura innovativa e di qualità”.
Sembrerebbe una buona proposta,
praticamente l’unica del manifesto.
Ma ci si affretta ad aggiungere
che “il lavoro di
rete richiede competenze specifiche per un efficace coordinamento di ruoli e
risorse rispetto ad obiettivi chiari e mirati, e per far si che siano liberi di
emergere i risultati al di là
delle aspettative , che sono componente importante del valore aggiunto della
collaborazione”.
Questo sarebbe il grande
fratello della cultura cuneese ?
In cauda venenum.
CONCLUDENDO
A
parte la genericità e banalità delle sue premesse “culturali” io vedo nel “Manifesto della cultura cuneese” l’unico scopo di realizzare un
coordinamento dirigistico con evidenti privilegi economici.
Ho pertanto interloquito sul tema con la seguente lettera inviata il 23
Aprile 2017 per la pubblicazione
sulla pagina locale de LA STAMPA ed a LA GUIDA
DUE
PAROLE SUL “ MANIFESTO DELLA
CULTURA DEL CUNEESE” .
Non
so quanti, nella nostra città,
sappiano che qualche giorno fa è stato emanato il “manifesto” di
misteriosi quanto autoproclamatisi
“Stati Generali della cultura del Cuneese”. Tralascio l’esame dettagliato della banalità degli argomenti del testo
( esame che ho riservato al mio blog “Lettere ad Ulisse”), vorrei dire solo due
parole sull’unica proposta pratica del manifesto.
Si
propone alle attuali, per lo più
vitali e vivaci attività
culturali
della nostra terra, “di lavorare in rete”. Se si tratta di
far
conoscere e coordinare tali attività per evitarne la reciproca
concorrenza
di date e di argomenti ed eventuamente collaborare, va benissimo anzi - è
sommamente utile ed auspicabile. Ma il manifesto, con una certa genericità, decide che “il
lavoro di rete richiede competenze
specifiche per un efficace coordinamento di ruoli e risorse rispetto ad obiettivi chiari e mirati,
e per far si che siano liberi di emergere i risultati al di là delle
aspettative, che sono componente importante del valore aggiunto della
collaborazione”.
La domanda è: chi è l’organo o le persone a cui sarebbe affidato tale
“coordinamento” produttivo ? Con quale criterio verrebbero scelte le
attività sì e quelle nò ? quali
poteri dovrebbe avere tale coordinamento ? Non è chi non veda che il potere
decisionale (anche solo ipotetico e virtuale) su ruoli e sopratutto risorse, vuol dire determinare la vita e quindi i risultati che ogni attività
si ripromette. E’ una situazione
che, sopratutto in tema di risorse, le attività culturali cuneesi vivono già
oggi perchè - a mio giudizio -
l’ultimo criterio di valutazione è il merito. Si vuole istituzionalizzare un “coordinamento” che sia fonte di
ulteriori privilegi e/o censure sulla
futura attività
culturale cuneese ?
ANTONIO SARTORIS
LA STAMPA NON L'HA PUBBLICATA, LA GUIDA SI'. GRAZIE
LA STAMPA NON L'HA PUBBLICATA, LA GUIDA SI'. GRAZIE
Nessun commento:
Posta un commento