TROPPA
LIBERTA’ SESSUALE ? NO, TROPPO POCA.
Caro
Ulisse, oggi vado a cacciarmi in un tema che, molto ipocritamente ma molto
diffusamente è stato sempre, ed ancora oggi, è tabù: la libertà sessuale.
Mi è venuto sotto gli occhi un articolo[1]
del noto psichiatra Prof. Umberto Galimberti dal titolo “troppa libertà
sessuale ? No, poco coraggio d’usarla per quanto vale”. Il prof. Galimberti scrive :” la
libertà sessuale è un dono dell’emancipazione femminile... perchè fa crollare un
ordine collaudato ed un modo di pensare (la donna come moglie madre) di sentire
(come oggetto del desiderio maschile), di relazionarsi (la “mia “ donna con
tutta la prepotenza dell’aggettivo possessivo). “ Poi il prof. Galimberti
prosegue con tutta una serie di esempi di sessualità animalesca a cui contrappone una “follia che segretamente ci abita e
che nella sessualità dovrebbe condurci in quell’estasi che non è poi così
distante dall’esperienza mistica.”
Conclude Galimberti :” I mistici erano erotici, mentre il nostro
erotismo usato ed abusato non è più in grado di raggiungere quelle vette”.....Alludo ad una
trasfigurazione dell’animalità in un estasi mistica e perciò stesso
inesprimibile, perchè accade in un luogo che le parole non riescono a raggiungere”. Mistero ! Quando anche i grandi pensatori non
sanno rispondere a certe fondamentali domande della vita si rifugiano nel
mistero e chi vuol capire e vivere rimane a bocca asciutta.
Io cerco di calarmi nella vita reale del quì ed ora.
Mi
riferisco al caso di quella ragazza che avendo lasciato – fiduciosamente
innamorata – che il suo ragazzo la fotografasse in pose “pornografiche” (avrà
aperto le cosce, e cosa è la pornografia ?) si era poi vista sbattuta come una
puttana, davanti al terribile occhio pubblico della rete internet.
Cosa è che l’ha spinta prima ad una strenua
quanto inutile lotta (anche giudiziaria) per far cancellare queste sue immagini
intime e personali, e poi
addirittura al suicidio ?
Per me una cosa sola: la vergogna !
La vergogna non può che derivare dalla presenza
di regole che la propria cultura ritiene di aver colposamente violato. Le regole sono quelle che la comunità
in cui si vive hanno stabilito nel tempo per consentire la propria convivenza
(regole giuridiche) e pur non essendo eterne ed immutabili (quanti comportamenti erano ritenuti
giuridicamente illeciti ieri e non lo sono più oggi, vedi l’adulterio, l’aborto
etc:) sono vigenti nel momento in
cui il soggetto vive la propria irripetibile
vita . Alle regole giuridiche (munite di sanzioni) si
sono affiancate, e tante volte sovrapposte, le regole morali (munite di peccati). Queste regole
morali, in genere promananti dalle credenze mitiche e/o religiose, pretendono
di essere verità eterne ed immutabili in ogni genere di attività umana e
sopratutto nella attività sessuale perchè è il sesso, che
insopprimibile qual’è, pretende libertà assoluta ed irrefrenabile, quindi pericolosa.
La ragazza suicida di cui ho parlato ha evidentemente sentito vergogna di aver fatto quei
normalissimi atti che il nostro
corpo articola in tutti i normalissimi modi per il raggiungimento del piacere
sessuale. Vergogna per quello che
dirà la”gente” e, se credente, per
il peccato che tutte le religioni
ritengono si commetta quando si fa sesso non per fini procreativi ma per
godere del proprio corpo. Povera ragazza, vittima di un moralismo arretrato, conformista e vendicativo. Doveva rivendicare la libertà di usare il suo proprio corpo e ciò anche come reazione alla violazione subita alla sua privatezza da chi vigliaccamente aveva approfittato della sua fiducia e probabilmente del suo amore, e invece ......
In
conclusione il consiglio che posso dare a tutti quelli che possono farlo, è fate
sesso e non vergognatevi (se vi piace) di farlo sapere, il che è solo un modo di manifestare la vostra
sacrosanta libertà sessuale.
Forse ti ho scandalizzato, caro Ulisse, ma io –
proprio perchè sono vecchio e forse un po’ invidioso – la penso così .
ANTONIO
Nessun commento:
Posta un commento