giovedì 10 dicembre 2020

Diogenes - Concorso di videointerviste

La  Fondazione  Casa  Delfino  (onlus),  con  il  sostegno  della  Fondazione Cassa  di  Risparmio  di  Cuneo,  nell'ambito  del  progetto  Mondoideare, nell’intento di assolvere il suo compito di coltivare la cultura e diffonderla quanto  più  possibile,  in  questo  periodo  di  forzata  inattività  nelle  proprie sedi, ha deciso di promuovere un'iniziativa dedicata ai giovani: 

D I O G E N E S 

CERCANDO, TROVANDO E RICORDANDO 


Si tratta di un CONCORSO DI VIDEOINTERVISTE rivolto ai giovani di età dai 16 ai 30 anni (estensibile in futuro anche a età maggiori).  Partendo  dal  presupposto  che  oggi  chiunque  è  fornito di  uno smartphone  (alias  cellulare)  questo  concorso  si  prefigge  di  raccogliere interviste a personaggi illustranti se stessi, ma anche fatti e cose, di loro conoscenza.  Cioè  realizzando  vere  e  proprie  interviste  come  quelle giornalistiche,  perché  videointervistare  vuol  dire  scrivere  con  immagini. Da  ciò  il  sottotitolo:  1)  cercando  e  studiando  il  tema  su  cui  si  intende realizzare la intervista; 2) trovando il soggetto o i soggetti a cui effettuare l’intervista;  3)  traducendo  l’intervista  in  un  documento  audio/video  di fruizione attuale, ma anche archiviabile e quindi strumento di ricordo e/o documentazione filologica e storiografica. 

Per maggiori informazioni scaricate il pdf: concorso_di_videointerviste_diogenes.pdf o scriveteci al nostro indirizzo email: info@fondazionedelfino.it

 







martedì 8 dicembre 2020

SI VINCE AL CENTRO ?

Caro Ulisse, al partito Democratico, Renzi il rottamatore/rottamato continua a ricordare che alle elezioni prossime venture si vince al "centro". Ma che cosa è il centro ? Secondo me non è il centro destra (Berlusconi) con cui Renzi spera di riuscire ad allearsi: lui vorrebbe incantare Berlusconi con qualche dono (vedi patto ....), Berlusconi incassa e continua a portare voti alla destra/destra più reazionaria (Salvini e Meloni). Allora cosa è il popolo del centro da cui Renzi vorrebbe avere il consenso ? Non può essere che quella gran massa di elettori, che non sono mè di destra nè di sinistra, ma si informano, non discutono, sono indifferenti o schifati della politica politichese. Vedasi il bell'articolo che Antonio Gramsci scrisse nel 1937, tuttora attualissimo, che ho pubblicato nel mio post precedente a questo nella serie di CONSOLAZIONI DELLA CULTURA. In conclusione penso che per vincere la sinistra deve fare la sinistra, magari un centro sinistra, che però non è una politics di sinistra annacquata, ma sempre sinistra graduale e progressiva, coerente, comsistente, tale da comvincere gli indifferenti a prendere posizione, come hanno fatto gli elettori statunitensi votando in massa contro Trump ma nche per una politica di sinistra. Per ottenere ciò bisogna informarsi ed informare, studiare ed agire. Ne parleremo ancora perchè si addenano nubi nere. Ciao ANTONIO P.S. Il lento ma inesorabile declino di Eugenio Scalfai continua. Lo riconosco benissimo perchè lo vivo anch'io. Più la vita gli sfugge più vuole continuare ad essere presente : l'altra settimana ha pubblicato su La Repubblica, il "suo" giornale, ben tre articoli citando i Papi, la poesia e naturalmente sè stesso. Che pena !

CONSOLAZIONI DELLA CULTURA - Odio gli indifferenti

Vivere significa partecipare, diceva Antonio Gramsci (1891-1937), fondatore del partito comunista in Italia. C’è un suo scritto dal titolo emblematico, “Odio gli indifferenti“, pubblicato sulla rivista La città futura, nel quale affronta questa tematica e spiega come mai l’indifferenza delle persone sia uno dei mali più gravi della società. Gramsci scriveva nel 1917, quando ancora non era terminata la Prima Guerra Mondiale e le tensioni politiche e sociali erano forti, ma le sue parole hanno valore che va al di là del contesto storico in cui sono state concepite. Le cose succedono nell’indifferenza generale, e solo a posteriori ci lamentiamo, quando ormai è troppo tardi. ODIO GLI INDIFFERENTI . Credo come Federico Hebbel che ‘vivere vuol dire essere partigiani’. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall’impresa eroica. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E’ la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all’intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’indifferenza, all’assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell’ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un’epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell’ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch’io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano. I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere. Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l’attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti. ANTONIO GRAMSCI

domenica 29 novembre 2020

UN ALTRO LIBRO DI BRUNO VESPA

Non nascondo che Bruno Vespa mi è antipatico. Presentatore (tale si è qualificato lui, per essere strapagato dalla Rai) della rubrica quotidiana "Porta a porta" della rete RAI I, ha un modo mellifluo di trattare gli intervistati fino a prostrarsi davanti ai potenti (vedi Berlusconi). Fa anche tutti gli anni libri che vorrebbero essere una sintesi di cosa è successo. Non li leggo e non voglio leggerli perchè mi puzzano di discorsi reazionari. L'ultimo con uno bello stemma fascista in copertina evidentemente parla di Mssolini e del fascismo. Da quato ho letto in alcune recensioni vuole dimostrare una cosa ovvia e cioè che Mussolini è salito al potere e l'ha tenuto circa per vent'anni con il consenso del popolo italiano. E ciò anche perchè ha fatto "cose buone" fra cui - dice lui - ha fondato l'INPS. Mussolini non ha fondato l'INPS ha solo dato un nuovo nome e organzazione alla "Cassa Nazionale di previdenza per l'invalidità e per la vecchiaia degli operai" (Legge 17 luglio 1898, n. 350 del Governo Crispi). Erano questi i tempi delle "cose buone", come tutta la legislazione ed il governo della classe politica liberale (Giovanni Gioltti, mio concittadino, varò nel 1903 il Consiglio superiore del lavoro). Classe politica onesta concreta operativa che invece Mussolini tradì sopprimendo la libertà e rovinando l'Italia. Bruno Vespa impari e gli italiani non dimentichino. ANTONIO SARTORIS

domenica 22 novembre 2020

CONTESTI E COMPROMESSI

Caro Ulisse, il 13 ott. 2020 ho compiuto 90 anni essendo nato a Cuneo il 13 Ott. 1930. Chissà se arriverò ai 97 come Eugenio Scalfarì ma senza le sue penose chiacchere domenicali su LA REPUBBLICA a base di colloqui con Papa Francesco e reminiscenze di sue cose scritte e riscritte, e anche di poesie (sic!). Dopo tante “consolazioni della cultura” che ti ho inviato e dopo la realizzazione della prima parte del progetto Turacei a Villa Torre Acceglio, voglio tornare a scriverti i miei pensieri man mano che mi vengono in testa guardandomi intorno . Naturalmente continuerò a mandare a te e ai pochi o tanti (ad oggi sono più di 4.000) che ci leggeranno, le “consolazioni della cultura”. Ma oggi i problemi che mi arrovellano sono gli interrogativi che in tanti si fanno sulla tenuta di una linea democratica e progressista (cioè di sinistra) nell’America di Trump (quella che l’ha votato e lo sopporta alla Casa Bianca) e nell’Italia della maggioranza governativa che temendo una sconfitta si rimette a “parlare” con Berlusconi. Ho finito in questi giorni, e presto lo pubblicherò uno dei mie racconti fattuali dal titolo : CONTESTI E COMPROMESSI – Duccio Galimberti, Nuto Revelli e Giorgio Bocca ai tempi del fascismo. Scrivendo di queste persone diventate poi eroi della Resistenza, e di quei nefasti tempi del fascismo, il mio intento è stato quello di sottolineare la perniciosità dei compromessi tra principi inderogabili della giustizia e libertà e comportamenti che si piegano alla così detta realpolitik cioè decisioni politiche basate su una concreta pragmaticità ma tradendo ogni premessa ideologica o morale. A chi conta, in questo pericolosissimo momento storico vorrei dire, parafrasando Churchill dopo il patto di Monaco (Sett. 1938) : voi per evitare lo scontro sociale tra destra e sinistra non volete scegliere, siete indifferenti, ma perderete la sinistra e avrete al potere la destra. ANTONIO

venerdì 17 luglio 2020

Turacei - Le date dei corsi e del cinema all'aperto


Turacei

elenco dei corsi e delle proiezioni
luglio - agosto - settembre

per iscriversi ai corsi occorre tassativamente inviare una mail entro il 20 LUGLIO 2020 a:

info@fondazionedelfino.it indicando il corso a cui si vuole partecipare, nome, cognome, data di nascita, e-mail e telefono

Villa Torre Acceglio
via Torre Acceglio n. 59
Frazione Madonna delle Grazie (Cuneo)











venerdì 3 luglio 2020

Inaugurazione del progetto Turacei


Inaugurazione
Progetto Turacei


domenica 12 luglio 2020

Fondazione Casa Delfino

via Torre Acceglio, 59
Cuneo, fraz. Madonna delle Grazie

programma:

ore 17.00 : Mostra di giovani artisti
                   Sfilata vintage
                   Pacifik Band in concerto

ore 21.30 : Spettacolo audiovisivo di balletti russi

Party Mask
Tutti portino la maschera decorata!

Rinfresco e ingresso libero


[dal comunicato stampa]

"La Fondazione Casa Delfino (onlus) è lieta di ricordarvi la prossima (12 luglio 2020) inaugurazione del progetto Turacei di cui vedrete dettagli nell'allegato della presente e-mail (progetto, fotografie, locandina dell'inaugurazione). L'inaugurazione avrà inizio alle ore 17 con una mostra di giovani artisti, sfilata vintage e il concerto della Pacifik Band. Proseguirà alle ore 21.30 con lo spettacolo a/v di balletti folkloristici russi. Per sorridere nonostante le attuali restrizioni, si è deciso per un party mask, i partecipanti sono tutti invitati a presentarsi con le mascherine più estrose e particolari.
Il progetto, che sta a molto a cuore alla Fondazione, è nato in collaborazione con il Collettivo studentesco Sesamo, per andare incontro alle esigenze soprattutto della fascia giovanile della città e avrà luogo da luglio e settembre con corsi, laboratori, cinema all'aperto e concerti. La sede sarà Villa Torre Acceglio in fraz. Madonna delle Grazie, Cuneo, succursale estiva della Fondazione. La villa dispone di un parco di circa 1.500 mq per cui le attività del progetto si svolgeranno comodamente in spazi aperti, cintati e con tutte le garanzie previste dalle attuali norme anti-covid.

Il progetto è sostenuto dalla Fondazione CRC e patrocinato dalla città di Cuneo.
La sintesi allegata del progetto è pubblicabile anche in estratto.

Vi ringraziamo  per l'attenzione e vi porgiamo molti cordiali saluti"






giovedì 18 giugno 2020

Le consolazioni della cultura (XVI) (2^ parte: Follie di guerra, di Gemma Macagno)


Ho ricevuto due lettere che sono ben lieto di diffondere perché sono manifestazioni di anime sensibili e sincere. Quella serena ed appagata della serenità della natura della prof. Antonina Gazzera, ben conosciuta dagli amici di Casa Delfino e dagli iscritti della Università III° età per tante sue conferenze storico/filosofiche, oggi in attività di volontariato nelle Isole Vergini. E l’altra vibrante di passione civile della nostra concittadina dott.ssa Gemma Macagno. Sono entrambe stimoli e consolazioni della cultura. Grazie   ANTONIO SARTORIS 


FOLLIE DI GUERRA

Pensavamo già di averla scampata, la guerra, invece no. In barba a quanto la Resistenza con il sacrificio di moltissime vite umane aveva costruito per noi, con la Costituzione, l’abbiamo calpestata, soffocata, travisata con il pretesto di “civilizzare”. L’art.11, come l’art.1 come l’art. 3 sono diventati fumo negli occhi degli italiani, come gli art. 16 e 17 e 21 che l’attuale momento circostanza Covid-19 ha scavalcato.
Andate, se volete qualche informazione sul sito “takuba” o su analisidifesa.it: potete rendervi conto di quello che sta avvenendo nel mondo e di quale ruolo rivesta l’Italia. Vi spiegherete non solo le morti di giornalisti e reporter (ricordate Ilaria Alpi ed il suo collaboratore?), ma anche dove sono buttati i soldi per migliorare le nostre condizioni economiche e di vita, ma anche la scelta di distruggere la scuola e la ricerca, di condizionare scelte sanitarie utili agli industriali del farmaco e delle armi di distruzione, senza alcuna preoccupazione per il pianeta.
Molte potenze sono sotto il dominio di perversi e folli. Noi con il sistema di alleanze e l’incapacità di essere società civile siamo succubi/complici di questo orrore che è la guerra. 
Ritengo che il colonialismo sia permanente. Come l’avidità e l’odio. 
I soldi per armi e guerre ci sono sempre, quelli per la scuola, la ricerca, la sanità, la ripresa economica, le infrastrutture MANCANO sempre.
Ma è gravissimo che approfittando del Coronavirus, siamo stati umiliati con la mancanza di informazioni su quanto lugubremente e delittuosamente il Governo si impegnava a compiere, contro i popoli africani, con alleanze criminali con Francia, Israele e Stati Uniti, senza alcun scrupolo etico, ma anzi, addirittura con l’avallo dei vari rappresentanti ufficiali del clero, come illustra anche il sito del Ministero Affari Esteri.
Ecco dove si sporcano di sangue i nostri risparmi. Siamo stati resi complici... A nostra insaputa?
Siamo comunque immersi nelle guerre. Senza consapevolezza. Fino a quando? Sempre nella storia quando aumentano i disoccupati si ricorre alla guerra che, come il coronavirus ha fatto con gli anziani, provvede a ridurre le masse giovani ed a rendere più ricco chi ha e più misero il povero.

GEMMA MACAGNO  
26 maggio 2020







Le consolazioni della cultura (XVI) (1^ parte: La panchina rossa, di Antonina Gazzera)



Ho ricevuto due lettere che sono ben lieto di diffondere perché sono manifestazioni di anime sensibili e sincere. Quella serena ed appagata della serenità della natura della prof. Antonina Gazzera, ben conosciuta dagli amici di Casa Delfino e dagli iscritti della Università III° età per tante sue conferenze storico/filosofiche, oggi in attività di volontariato nelle Isole Vergini. E l’altra vibrante di passione civile della nostra concittadina dott.ssa Gemma Macagno. Sono entrambe stimoli e consolazioni della cultura. Grazie   ANTONIO SARTORIS 


LA PANCHINA ROSSA

La prima volta che l'ho vista è quando qualcuno stava dicendo che non aveva senso fare una panchina così bassa, che era assurda e che non piaceva a nessuno. E' stata fissata al terreno all'inizio della scalinata di oltre 130 gradini che porta giù all'oceano ed all'ampia spiaggia. Quando ho provato a sedermi e ad allungarmi, l'ho immediatamente trovata "a mia misura", piacevole e rilassante, anche se fatta di tavole di legno separate, apparentemente scomode. Essendo sul limitare della scogliera offre davvero una straordinaria vista sulla vastità della massa acquea, e sull'isola di Brava. Qui l'oceano si frange rumorosamente sul bagnasciuga alzandosi in alte creste, a volte minacciose, con una larga onda schiumosa bianca, in contrasto con la sabbia nera ed all'intenso blu delle acque. Ma dalla panchina rossa, in alto, al sicuro, l'oceano non solo non fa paura, ma sembra voler dialogare con te e modulare le sue risposte a seconda del senso da dare alle parole, ora dolci, ora più intense, ora secche, ora imperative! Ma il ristoro offerto dalla panchina rossa è maggiormente apprezzabile quando, di ritorno dalla spiaggia, ed essendo salita a ritmo sostenuto per i numerosi gradini, sono col fiatone: è la sua "altezza" bassa che mi permette di distendere le gambe, allargare le braccia, appoggiare la nuca allo schienale, respirare a pieni polmoni l'aria salubre del mare e così, rilassarmi immediatamente. Ecco, ora non posso non rivolgere un pensiero riconoscente all'anonimo artigiano, autore di questa opera modesta e geniale! 
C'è anche un altro frangente in cui godo sommamente di quello che può offrirmi la panchina rossa, ed è quando, subito dopo che il sole tramonta dietro l'isola di Brava, il cielo incomincia ad imbrunire, il colore delle acque si smorza, e l'ultima barca di pescatori rientra nel porto non lontano. C'è un piccolo lasso di tempo in cui il cielo prova a trattenere ancora i raggi luminosi del sole, fino a quando, nel buio che vince sul chiarore, ecco apparire Venere: la prima stella della sera, la più luminosa, e con lei dal mare arrivano ondate di aria fresca, ristoratrice e benefica. E' un momento intenso di "stato di grazia", in cui lo spirito si ritrova a ringraziare della bellezza dell'universo, si sente in sintonia con questo "Tutto", ed è in pace!

ANTONINA GAZZERA    

Isola di Fogo, maggio 2020









lunedì 8 giugno 2020

Le consolazioni della cultura (XV) - Indagine sulla bellezza (prima parte), di Franco Isnardi



                      Dalle riflessioni di Nicola Chiaromonte ("oggi..nessuno sa più cosa sia l'arte né tantomeno che cosa sia la bellezza...) mi ero espresso sulla prima parte dell'affermazione, con il proposito di una ricognizione sulla seconda, che investe un tema trattato fin dall'antichità, e tutt'ora più che mai vivo.
Se qualcuno, preso da curiosità e interesse, volesse ben conoscere il parere prevalente sul tema della "bellezza, oggi" potrebbe rivolgere, in un sondaggio, l'interrogativo: "è un valore soggettivo (è bello ciò che piace), oppure è un dato oggettivo (ci sono delle regole)? Non è difficile pronosticare che la maggioranza risulterà schierata sulla prima ipotesi.
              Un approfondimento del tema però metterebbe in luce che nelle risposte pesano i fattori strettamente personali, le scelte abituali, la propria cultura, consolidata e certa. Il giudizio però può non essere garanzia che ciò che piace sia anche "bello".
               Diverso, almeno in parte, potrebbe scaturire l'esito se il quesito venisse riferito ai "prodotti" della Natura (fiori, foglie, piante ornamentali, conchiglie, stelle marine, fiocco di neve ecc. Sì, almeno il dubbio, in questi casi, potrebbe far supporre l'esistenza di qualità nascoste o canoni non visibili nelle opere del mondo creato.
Ancora un motivo di interesse potrebbe derivare da una indagine da svolgere nel mondo dei "creativi", di coloro che si impegnano a dotare le loro opere di armonia e bellezza. E' vero che esiste anche l'estro creativo, ma il prodotto che deve diventare "oggetto di desiderio" non potrà nascere solo da semplice senso estetico, (o di solo buon gusto).
La pratica della ricerca per le soluzioni più convincenti fa emergere la certezza che le qualità istintive siano un "dono" ma soprattutto che la formazione avviene con un bagaglio culturale. L'esito del sondaggio potrebbe rivelarsi capovolto.
Si entra infatti nel campo della commerciabilità dei prodotti: il creativo punta ad ottenere un'opera "oggetto del desiderio".
Il Design, assurto ormai a vera e propria forma d'arte, è nato proprio dall'esigenza di dare, oltre alla funzionalità dell'oggetto di uso comune, anche la qualità dell' attrazione che conquista.
Ebbene, a tale proposito interviene persino la ricerca in campo scientifico. E' provato sperimentalmente che le forme che con volumi, colori o suoni, conducano al pregio estetico, attivano una parte del cervello che produce piacere emotivo o empatia a stimolare anche il desiderio di possesso.  
Ogni opera creativa quindi può essere riconosciuta di qualità, se sollecita interesse e procura piacere partecipativo.
Stimolati da tali rilevazioni, i creativi che sono alla ricerca del successo per il proprio lavoro e per i propri committenti, non mancheranno di dedicarsi costantemente alla ricerca delle sorgenti e degli sviluppi delle teorie su bellezza ed armonia. Bisognerà partire da lontano: dal grande lavoro compiuto da Euclide (325-265 a.C.) sulla Geometria. Il suo trattato sui  poligoni regolari ha costituito in ogni epoca un imprescindibile riferimento per ogni rappresentazione di qualità e prestigio, e ha posto le basi per riconoscere in estetica l' importanza delle proporzioni o dei rapporti tra le parti.
Va ricordato anche Pitagora (570-496 a.C.), non solo per il noto teorema sul triangolo rettangolo ma anche per il simbolo prescelto per la sua scuola, il pentagono regolare avente la  prerogativa dei "rapporti armonici" dei lati e delle diagonali.  Con un salto di alcuni secoli, in area medioevale, dobbiamo conoscere un personaggio curioso ma geniale, Leonardo Pisano, conosciuto ormai universalmente come Fibonacci. Il suo libro assai importante, nato per insegnare a far di conto (Liber Abbaci), conduce alla conoscenza di una sorprendente serie numerica con la caratteristica che ogni numero è la sommatoria dei due precedenti. Il rapporto di ogni numero con quello che lo precede tende ad esprimere il valore di quel numero (1,618...) che è espressione di rapporto armonico, in seguito definito rapporto aureo o, addirittura, divino. Parti del mondo creato (in Natura, quindi) ma si può rilevare anche tra le più prestigiose opere di grandi artisti. Un accostamento che solleva diversi interrogativi.
        Ma qui, per ora ci dobbiamo fermare, per consentire una pausa di  riflessione prima di esaminare più in dettaglio  le ragioni o i fondamenti che stanno alla base di chi sostiene che, nelle  forme, il rapporto armonico tra le parti tra loro e tra le parti ed il tutto, siano componente essenziale per ottenere un  risultato compositivo dotato di armonia e bellezza.
                                  
  Franco Isnardi


N.B.Porgo un cordiale arrivederci alla seconda parte della ricognizione,  con un aforisma che ritengo pertinente al tema:
C'è una sola cosa da apprezzare, la Bellezza, che solleva il cuore di chi l' adora in tutti i suoi aspetti visibili ed invisibili. (8°  principio del Sufismo)











lunedì 1 giugno 2020

Le consolazioni della cultura (XIV)



Gent. avvocato,

ho letto il commento di Carlo Cofano circa i Promessi Sposi. (da noi pubblicato ne le CONSOLAZIONI di qualche giorno fa n.d.r.)
Intanto, visto il disagio di portarsi a casa tutti quei chili di carta, mi permetto di consigliare per un’altra occasione la versione in audiolibro, la chiavetta da inserirsi in una porta USB pesa circa 10grammi e sta nel taschino... e contiene tanti tanti libri. (probabilmente Carlo Cofano non ha o non usa il computer n.d.r.)
E poi ci sono dei “lettori” (intesi come le persone che leggono) che renderebbero piacevole anche l’elenco telefonico tanto sono bravi. Se non fosse stato per un audiolibro non avrei mai “letto” l’intero Don Chisciotte.
Per quanto riguarda il romanzo del Manzoni, beh se si preferisce un fast food alla McDonald rispetto a un gustoso saporito pasto da consumarsi “slow” magari presso un ristorante stellato… (mi pare che il sig. Cofano propendesse per la prima opzione)
Io, al riguardo, volendo leggere il Decameron (la peste a Firenze nel 1348) ho appena fatto questa esperienza: stante la difficile lettura del Decameron in lingua originale ho optato in prima battuta per la “traduzione” in lingua moderna “pop” di Aldo Busi (prime 50 novelle), e questo va bene per scorrere veloce di novella in novella e comprendere senza difficoltà il succo delle singole storielle. Ma, dopo questo primo approccio, quando voglio assaporarle, le novelle, con più gusto, mi rivolgo all’originale (edizione “Le lettere” di kg. 5,5 - 800 pagg. con illustrazioni del Boccaccio stesso ed altre opere d’arte del 4-500) anche se decisamente più faticoso e forse prolisso, ma che goduria la rilettura.
Di questi grandi anzi grandissimi scrittori nulla è superfluo, tutto è necessario ed estremamente godibile, e pazienza, anzi è un grande valore aggiunto, se ci sono delle deviazioni rispetto al filone maestro, si ha tempo a prendere fiato e godere del fascino della scrittura dell’autore e conoscere storie parallele (es. la monaca di Monza).
Io invece vorrei dare all’avvocato uno spunto per le prossime sue riflessioni ed è come fare uso del proprio tempo, questa risorsa che ognuno di noi ha in quantità limitata, sempre più limitata man mano che l’età avanza. E allora come conviene spenderla questa risorsa, a cosa conviene dedicarsi, come sfuggire alle cose futili o irrilevanti che ci frastornano da mane a sera (giornali, riviste, radio, tv, telefono, chiacchere inutili in casa e fuori ..), cosa hanno eventualmente detto al riguardo i grandi pensatori, etc..
Avvocato ha senso questo che Ti propongo? I grandi pensatori antichi e moderni che tu frequenti si sono espressi e in che modo su questo tema importante, fondamentale direi.
Grazie, saluti cordiali e buon lavoro. LIVIO PILAT

Caro Pilat,
Ricevere commenti come il tuo mi fa molto piacere perché dimostra che LE CONSOLAZIONI sono lette e valutate. Giustamente tu mi ricordi di rivolgere l'attenzione ai pensieri dei grandi. Finora abbiamo cercato di farlo, ma il timore è quello di essere pesanti e quindi non leggibili. Mi permetto aggiungere alcune osservazioni che ricavo da un articolo di Abraham B.Yehoshua (su Robinson supplemento letterario di La Repubblica) sui criteri che assegnano valore ad un romanzo. “La letteratura è un’arte che mediante il linguaggio, rende il lettore compartecipe di un’importante esperienza interiore al fine di suscitargli un appagamento estetico”. Quindi sul valore di un romanzo il giudizio è molto soggettivo perché rimesso all’"appagamento estetico" del lettore cioè del “bello” che egli ricava dall’opera: e il bello per uno non è detto che sia bello per tutti. In merito alla diversità dei giudizi letterari (e non solo a quelli n.d.r) Yehoshua cita l’esempio del Diario di Anna Frank che per alcuni è un diario personale ritrovato per caso, mentre per altri è un libro scritto intenzionalmente come opera d‘arte sotto forma di diario. Quindi ad ognuno il suo "appagamento" dove, come e quando lo trova.

Con stima ANTONIO SARTORIS




venerdì 29 maggio 2020

Dateci una mano



Questo titolo è insieme una richiesta di fiducia ed una offerta di amicizia. Sono ormai quindici anni che la Fondazione Casa Delfino si adopera con più di 100 eventi all’anno a diffondere e stimolare cultura, cercando così di dare risposta al profondo bisogno umano di rapporti sociali.
L’importanza di questi rapporti ce la indica  Arthur Schopenahuer quando scrive: "Se ogni desiderio, venisse soddisfatto al suo manifestarsi, come potrebbero gli uomini riempire le proprie vite, come potrebbero passare il tempo?
Immaginiamoci la nostra specie  trasposta in un regno di Utopia dove ogni cosa cresca spontaneamente e i tacchini svolazzino bell’arrostiti, dove gli amanti si trovino tra loro senza indugi e restino l’uno accanto all’altro  senza difficoltà. In un luogo del genere gli uomini morrebbero di noia o si impiccherebbero, alcuni combatterebbero e si ucciderebbero a vicenda infliggendo a se stessi maggiori sofferenze di quante non ne affligga loro la natura qual è”.
La recente esperienza inflittaci dal corona virus ci ha costretti in tempi utopici negativi a vivere soli e Federico Nietzsche ha detto che “per vivere soli bisogna essere un animale o un dio”. 
Noi non siamo né animali né dei e quindi in spirito di vita (anche se ristretta) e di amicizia la fondazione Casa Delfino si è inventata LE CONSOLAZIONI DELLA CULTURA che dovreste avere ricevuto regolarmente via e-mail, letto su facebook o sul blog LETTERE AD ULISSE  di Antonio Sartoris.
Ma ora i rapporti sociali che abbiamo cercato di continuare a mantenere, non potendo riprenderli, se non in autunno, con gli INCONTRI DI ULISSE nella nostra sede di  C.so Nizza n. 2 , vorremmo riprenderli fisicamente nei mesi di luglio ed agosto aprendo la nostra sede estiva di Villa Torre Acceglio. Ivi intendiamo realizzare  un progetto concepito e gestito insieme a noi dai giovani del collettivo SESAMO di Cuneo e con l’aiuto della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. Abbiamo progettato corsi culturali (arte letteratura, musica, scienze, tecniche) concerti e spettacoli cinematografici all’aperto. Riceverete i dettagli di queste nostre virtuali “strette di mano”, ma, per piacere, “dateci una mano” dedicando nella vostra denuncia dei redditi il contributo del 5 x mille al nostro Codice Fiscale N.  96070990047 
  
Grazie !!            Il Presidente Antonio Sartoris




giovedì 21 maggio 2020

Le consolazioni della cultura (XIII)


OPINIONI

Mi piace comunicare le diverse opinioni degli AMICI DI CASA DELFINO e di chi vuole farne parte. Ho ricevuto quella dell’amico Carlo Cofano e la pubblico volentieri. Sarei lieto di pubblicarne altre, se ce le fate conoscere. Infatti dice R. Descartes : “La diversità di opinioni non deriva dall’essere gli uni più ragionevoli degli altri, ma solo dal fatto che noi giudichiamo i nostri pensieri per vie diverse, e non consideriamo le medesime cose” .  Sulla diversità delle opinioni si può dire ancora altro.  Quando sono rigide; “ Il massimo inganno delli omini è nelle loro opinioni” Leonardo da Vinci.  E  quando sono assolute: “È la mia opinione ed io la condivido”  H. Monnier.
                                                          A.S.

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“I PROMESSI SPOSI” AL TEMPO DEL CORONA VIRUS, di Carlo Cofano

Alle … idi di marzo mi sono recato alla Biblioteca civica di Cuneo volendo leggere per la terza volta, e dopo oltre quarant’anni dalla seconda, i “Promessi sposi” di Alessandro Manzoni; ce l’ho in casa ma con caratteri un po' troppo piccoli, da non potersi leggere senza occhiali come invece preferisco. E così mi hanno dato una edizione per ipovedenti di due volumi per complessive mille pagine (350 il mio) e due chili. Ero impreparato a questa soluzione ed a piedi e così ho marciato con quel bagaglio per quasi tre chilometri fino a casa; è vero che con gli zaini portiamo ben è più di due chili e più a lungo, ma appunto con lo zaino, mentre quei due tomi sotto braccio erano scomodi e sfuggenti.
Questa rilettura ha avuto il merito di tenermi alquanto impegnato durante il “confinamento“ domestico, ma mi ha un po’ deluso  e non ve ne sarà una quarta (anche perché il tempo stringe) e avanzo al riguardo cautamente e …imprudentemente qualche osservazione (non critica, non avendone la relativa  competenza). Dunque prolisso, retorico iperanalitico (stavo per scrivere “pedante”) e moraleggiante. È un cocktail che pervade l’intera opera, da far dire ogni tanto al lettore: “vabbè basta, abbiamo capito, va avanti”. 
A volte una intera pagina per descrivere un fatto o situazione secondari  o l’aspetto, anche interiore, di una persona del tutto anonima  e occasionale che non riapparirà più il seguito.
  Caro Alessandro non prèndertela, cosa vale il mio giudizio? Hai ben altri estimatori! E poi forse non era questo il momento di leggere (o rileggere) quel capolavoro universalmente riconosciuto, perché si riverbera sulla nostra infausta attualità e sul nostro stato d’animo l’ombra sinistra, macabra e prolungata (tante pagine) della peste di Milano, con gli untori, i monatti, il contagio, i morti. Allora tutto si risolse con un provvidenziale e prolungato acquazzone purificatore (ora diremmo “sanificatore”: noi aspettiamo il vaccino, speriamo presto (“Speriamo”: quasi tutti i nostri attuali scambi verbali con parenti o amici si concludono  con quella  parola…). .. e speriamo .

L’amico Carlo è entrato, inconsciamente in una delle lezioni che la Fondazione intende svolgere nell’ambito di un vasto progetto detto TURACEI quest’estate nella sua Villa Torre Acceglio.                                                    
Sarà una lezione di un “corso di creatività nelle comunicazioni umane”, sulle <descrizioni> in un testo narrativo che potremmo sinteticamente definire quelle parti che il lettore medio tende a saltare. 
È stato acutamente osservato che “l’interesse di un romanzo risiede nella storia raccontata, nelle peripezie dei personaggi, nella  suspense narrativa: al lettore importa conoscere la sorte dell’eroe, non il colore o la foggia delle tende del salotto di un personaggio minore. La descrizione, spesso, suscita impazienza, appare inessenziale, annoia.
Per una volta. i teorici della letteratura sembrano dare ragione al lettore medio. Insistono quasi sempre sul carattere subalterno della descrizione. Che deve essere funzionale alla logica del racconto, e non può mai rendersi autonoma"(1).   A.S. 


(1) Pierluigi PELLINI – La descrizione – Ed. Laterza – 1998




fotogramma della prima trasposizione cinematografica 
del 1922 di Mario Bonnard dei Promessi sposi




venerdì 15 maggio 2020

Le consolazioni della cultura (XII)


A PROPOSITO DI SILVIA ROMANO  e della sua dichiarata conversione all’Islam il Prof. Umberto Galimberti, psichiatra e filosofo di chiara fama, scrive un articolo su La Stampa dell’11 Maggio 2020 -  pag. 20,  in cui sostiene alcune tesi su cui ognuno di noi dovrebbe interrogarsi : 1)“Perché la conversione? non lo sappiamo” la nostra dimensione religiosa è un segreto che ognuno di noi  custodisce  nel profondo della nostra anima” 2)  Quindi per Galimberti in ognuno di noi esiste una dimensione religiosa “così personale, così propria, così difficile da comunicare  perché  quando si ha a che fare con sensi e significati  che oltrepassano la nostra esperienza condivisa, ogni discorso, nel momento in cui si offre alla chiacchiera comune rischia il fraintendimento”. 3) Per evitare ciò Galimberti precisa che “Religioso è quell’atteggiamento che caratterizza chi non accetta che ogni senso e ogni significato si esaurisca nella realtà esistente in cui quotidianamente viviamo”. Per essere ancora più chiaro Galimberti continua “Religiosa è la ricerca di una ulteriorità di senso che coloro che credono chiamano “trascendenza” e che ognuno di noi avverte in ogni momento di insoddisfazione, di delusione, di sconforto, o anche di non completezza per quanto si va realizzando nel corso  della propria esistenza”.
Pur avendo provato tutti questi sentimenti di inferiorità umana io non sento il bisogno di questa “trascendenza” che priva di prove si chiama semplicemente fede, e quindi in me non vi è una dimensione religiosa”.  Se altri ce l’hanno, li rispetto.                       A.S. 


Queste note non sono che una introduzione ad un ulteriore capitolo che abbiamo chiamato


 L’INSEGNAMENTO DEL BUDDHA di Walpola  Rahula. Ediz Adelphi  

La radice di tutti i mali è l’ignoranza… Per progredire oltre è assolutamente necessario liberarsi dal dubbio…

Il solo dire  “io credo, o non ho dubbi” certamente non risolverà il problema. Costringersi a credere e ad accettare una cosa senza comprenderla è un atteggiamento politico e non spirituale o intellettuale.  (pag. 24) …

La maggior parte delle religioni è basata sulla fede, una fede alquanto “cieca”, sembrerebbe. Nel buddismo invece l’enfasi viene posta  sul “vedere, conoscere, comprendere e non sulla fede o sulla credenza“ (pag. 30) …

Riferendosi alla propria illuminazione, il Buddha disse. “Nacque l’occhio, nacque la conoscenza, nacque la conoscenza, nacque la saggezza, nacque la scienza, nacque la luce”. Si tratta sempre di espressioni che si riferiscono al vedere per mezzo della conoscenza o della saggezza (nana dassana) e non al credere per mezzo della fede. (pag.31)…

Il buddismo non è né pessimista né ottimista. Se occorre definirlo, esso è realista, perché adotta una visione realistica della vita e del mondo. Guarda alle cose con oggettività. Non si culla nell’illusione di vivere in un mondo di sogno qui oggi e domani nell’aldilà. Neanche vi spaventa con ogni sorte di paure e di peccati immaginari. Vi dice esattamente ed oggettivamente quello che siete e quello che è il mondo intorno a voi e vi mostra la via per la libertà, la pace, la tranquillità e la felicità perfetta. (pag. 41) ...

                                               ( 2- continua)







mercoledì 13 maggio 2020

World Fest Fest 2020 - Bando di partecipazione / Call for applications



WORLD FEST FEST 2020


12^ Edizione del

FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLE FESTE




bando di partecipazione / call for applications











REGOLAMENTO GENERALE

1. Premessa

1.1. Il Fest Fest e la sua edizione 2020 intitolata WORLD FEST FEST (Festival internazionale delle feste) sono una realizzazione della Fondazione onlus “CASA DELFINO” che detiene tutti i diritti di copyright sulla denominazione e sul logo della manifestazione.

1.2. Il WORLD FEST FEST 2020 si svolgerà a Cuneo, domenica 6 settembre 2020.

1.3. La Fondazione onlus Casa Delfino si avvale, per la realizzazione del programma e per la direzione delle varie sezioni che lo compongono, di una Direzione Artistica cui sono demandate, a suo insindacabile giudizio, tutte le decisioni in merito all’ammissione e all’invito dei video inseriti nel programma, secondo le norme del presente Regolamento.


2. Obiettivi


2.1. Il WORLD FEST FEST promuove la potenzialità dell’immagine in movimento quale strumento di diffusione della cultura e momento aggregativo. Il WORLD FEST FEST sostiene la sperimentazione a favore dell’espressione d’autore, della qualità audiovisiva e della creatività delle nuove generazioni.

2.2. Il WORLD FEST FEST si propone, inoltre, di contribuire alla qualità delle feste, presentando manifestazioni particolarmente significative sotto diversi aspetti culturali e favorendo un confronto costruttivo tra di esse. Si intende creare un dialogo tra usi e costumi di tradizioni differenti.


3. Sezioni

3.1. Il programma del concorso WORLD FEST FEST 2018 si articola in 2 sezioni:

3.1.1. FEST.DOC
Sono proposti i video che rappresentano nel modo migliore feste e momenti aggregativi della società[1], con particolare attenzione a quelle che si possono considerare particolari sia per la loro origine sia per la loro realizzazione. Questa sezione mette in risalto il lavoro di ripresa, la capacità di valorizzare lo spirito e il contenuto di una festa, catturarne momenti e sfumature, renderne il fascino e trasportare lo spettatore all’interno di essa.

3.1.2. FEST.FICTION
Questa sezione è dedicata alle opere di fantasia imperniate sul tema della feste. Non saranno, quindi, ammessi documentari o reportages di feste realmente avvenute.


PER SCARICARE IL BANDO COMPLETO 
E IL MODULO DI PARTECIPAZIONE
CLICCARE SUL LINK SOTTOSTANTE





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WORLD FEST FEST 2020

12th Edition of

FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLE FESTE[1]




GENERAL GUIDELINES



1. Introduction


1.1. The Fest Fest and its 2020 edition called WORLD FEST FEST (Festival internazionale delle feste) are a “CASA DELFINO” onlus Foundation production. All the rights over the name and logo of the event are copyrighted and own by the Foundation.



1.2. The WORLD FEST FEST 2020 will take place in Cuneo, on Sunday 6 September 2020.



In order to run the program and for the organization of its sections The Casa Delfino onlus Foundation will be using an Artistic Direction which, according to the regulations in this guide, will have the final decision regarding the admission and the sending of the videos shown during the program.


2. Purposes



2.1. The WORLD FEST FEST promotes the potential of the moving picture as a tool to spread culture and as a social gathering.



The WORLD FEST FEST supportes sperimentation in favour of the expression of the author, audiovisual quality and the new generations' creativity.



2.2. The WORLD FEST FEST also aims at the contribution to the quality of the celebrations by hosting events that are especially interesting in many cultural aspects and promoting a constructive dialogue among them. We also want to create a dialogue among different customs and traditions.






3. Sections



3.1. The WORLD FEST FEST 2020 contest program is divided in 2 sections:



3.1.1. FEST.DOC
A selection of the most representative videos of celebrations and social gatherings, with a particular focus on the most interesting ones in terms of origins and making.This section stresses on the shooting process, the capability to emphasize the spirit and the subject of a celebration, capturing its moments and shades, expressing its charm and taking the viewer to its very center.

3.1.2. FEST.FICTION This section is reserved for fiction dealing with the celebration theme.
No documentaries or reportage of celebrations that took place in reality will be therefore admitted.






[1] International Festival of Celebrations




CLICK ON THE LINK BELOW TO DOWNLOAD 
THE ANNOUNCEMENT AND THE APPLICATION FORM


application_form_-_world_fest_fest_2020.pdf



















martedì 12 maggio 2020

Le consolazioni della cultura (XI)


Intervista a Enzo Bianchi 

Sul numero del 1° maggio di Robinson, supplemento culturale de "La Repubblica", Antono Gnoli ha intervistato Enzo Bianchi, ex priore della Comunità monastica di Bose.

Dopo una ampia serie di domande sui problemi contingenti  collegati alla paura ed in particolare alla paura degli immigrati, Gnoli domanda:

C’è  un altro aspetto che sembra emergere in questi tempi la paura di dire la verità, di parlare chiaro, senza ambiguità o almeno senza eccesso di contraddizione.  Hai l’impressione che si stia inquinando il dibattito politico?

Bianchi risponde: C’è una parola che torna spesso sulle mie labbra, anche a causa della mia formazione di biblista, è parresia. È la virtù della libertà e della franchezza. Sapendo che questa non si mendica, ma si esercita innanzitutto attraverso la parola.  

Una parola chiara e diretta?

Parresia è il parlare superando l’inibizione della paura. Mio padre insisteva molto sul “saper dire sempre ciò che si pensa, a costo di patirne”. Personalmente ho fatto esperienza di quanto si paghi soprattutto nella chiesa, l’essere persone che parlano con parresia. Si dà fastidio a quelli che non prendono mai posizione, ai vili e agli ignavi, a quanti sono abituati a rinnegare se stessi ben prima di rinnegare gli altri.

[...]

L’intervista  termina con una domanda di Gnoli

C’è la frase di un autore che ti accompagna?

È un pensiero di Bernardo di Chiaravalle: "l’amore basta a sé stesso. Vale a dire ciò che conta è di avere amato, non conta se l’altro non ha ricambiato o ha tradito”.

                                                                   ========

Parlando con parresia dirò che per me questa è una risposta da monaco (uomo solo),  del tutto simile a quanto diceva Kierkegaard: "Amare è agire in modo da non ottenere nulla in cambio”.  Appunto, un mistico.  

Quando facevo l’avvocato e frequentavo il mondo delle adozioni di minori mi trovavo spesso di fronte alla pretesa dei Giudici Minorili e soprattutto delle Assistenti sociali  perché  i potenziali genitori adottivi manifestassero la loro “oblatività” cioè la loro disponibilità a soddisfare i bisogni e gli affetti altrui senza attendersi necessariamente  un contraccambio. Mi sembravano e mi sembrano tuttora  impostazioni psicologiche non solo irrealizzabili ma anche in un certo senso dannose perché sono al limite del solipsismo (ognuno per conto suo) nei rapporti affettivi interpersonali.   A.S.

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Un quadro di Picasso ("Madre e figlio saltimbanchi" 1905) che raffigura la genitorialità in un momento in cui non c'è il celebre sguardo di riconoscimento e vicendevole che c'è di solito nelle rappresentazioni. Questo l'amore genitoriale "gratuito", quello necessario per non veder nel figlio creta da plasmare a proprio piacimento, ma un individuo altro da noi, da amare non per un riconoscimento e soddisfazione personale, ma perché riesca a reggersi sulle proprie gambe stabile anche se su sentieri differenti da quelli genitoriali. L'agire giustamente del figlio non perché qualcuno lo vede o per sentirsi dire bravo, ma perché viene considerato giusto in se stesso, questo credo che sia il traguardo più difficile e auspicabile. P.B.




Pablo Picasso, Madre e figlio saltimbanchi, 1905



lunedì 11 maggio 2020

Precisazioni su un articolo pubblicato da targatocn


Sul sito web "targatocn" è comparso un articolo relativo al gesto goliardico attuato nei confronti della scultura posta di fronte alla sede della Fondazione Casa Delfino; rilevando una inesattezza di carattere artistico, mi sono permesso di inviare una precisazione al Direttore della suddetta testata giornalistica. 

Questo è il link dell'articolo in questione: 

   
e questa è la mia risposta:

Alla direzione di  TARGATOCN, 

Sono Antonio Sartoris, l’ideatore della statua realizzata dallo scultore Gaetano Usciatta e posta in C.so Nizza n.2, dinanzi all’ingresso della Fondazione Casa Delfino che ne è proprietaria. Detta statua rappresenta un uomo qualunque seduto su una panchina e che legge un libro. Su questo libro sta scritto “Ragiono e canto” sintesi delle facoltà intellettuali e artistiche dell’uomo. È per ciò che l’ho chiamato Ulisse come l’eroe Omerico. Ulisse è  il simbolo della inesauribile volontà della ricerca spirituale e materiale. Ulisse sta ragionando, ma non è la copia del “Pensatore” di Rodin, come ipotizza la vostra giornalista Tiziana Fantino riferendo del gesto scherzoso di chi ha applicato sul viso di Ulisse una mascherina chirurgica. A parte la radicalmente diversa postura della statua di Rodin, l’Ulisse di Cuneo non è chiuso in sé con il pugno sotto il mento ma è un normale cittadino che vive tranquillamente il suo mondo di cose e di fantasie. Queste sono anche l’oggetto dell’attività della Fondazione Casa Delfino (onlus) che in regime di chiusura di attività pubbliche si è inventata la rubrica delle CONSOLAZIONI DELLA CULTURA che divulga sulle seguenti piattaforme web: 

https://www.facebook.com/fondazionecasadelfino/

https://lettere-a-ulisse.blogspot.com/

https://twitter.com/casadelfinonlus


Il Presidente della Fondazione Casa Delfino - Avv. Antonio Sartoris



lunedì 4 maggio 2020

Le consolazioni della cultura (X)


È un periodo in cui mi sento molto vicino alle utopie: sarà anche perché tutti dicono che il coronavirus ci introdurrà ad un diverso modo di vivere. Io non ne sono molto convinto stante la radicata natura umana: egoista!  Dopo il ricordo della storica rivoluzione sovietica con l’ironia di Moni Ovadia voglio ricordare la tragica figura di Lev Trockij come appare nella coerenza e sensibilità umana del suo testamento con il toccante finale di augurio ad una  vita bella.        A.S.  


Lev Trockij nacque nella moderna Ucraina l'8 novembre 1879. È stato un politico, rivoluzionario, politologo e militare russo, poi sovietico. Il 21 agosto 1940 muore, ferito a morte il giorno prima Città del Messico dove era in esilio. Il killer era al soldo di Stalin. Questo il suo testamento:


La vita è bella (Testamento di Lev Trockij)

La mia pressione alta (e in continuo aumento) inganna chi mi sta vicino sullo stato reale della mia salute. Sono attivo e abile al lavoro, ma la fine, evidentemente, è vicina. Queste righe saranno rese pubbliche dopo la mia morte. Non ho bisogno di confutare ancora una volta le stupide e vili calunnie di Stalin e dei suoi agenti: non v’è una macchia sul mio onore rivoluzionario. Non sono mai sceso ad accordi, né direttamente né indirettamente, o anche solo a trattative dietro le quinte coi nemici della classe operaia. Migliaia di oppositori di Stalin sono caduti vittime di accuse analoghe, e non meno false. Le nuove generazioni rivoluzionarie ne riabiliteranno l’onore politico e tratteranno i giustizieri del Cremlino come si meritano. 

Ringrazio con tutto il cuore gli amici che mi sono rimasti fedeli nei momenti più difficili della mia vita. Non ne nomino nessuno in particolare, perché non posso nominarli tutti. Mi ritengo tuttavia nel giusto facendo un’eccezione per la mia compagna, Natalia Ivanovna Sedova. Oltre alla felicità d’essere un combattente per la causa socialista, il destino mi ha dato la felicità d’essere suo marito. Durante i circa quarant’anni di vita comune, lei è rimasta per me una sorgente inesauribile di amore, di generosità e di tenerezza. Ha molto sofferto, soprattutto nell’ultimo periodo della nostra esistenza. Mi conforta tuttavia, almeno in parte, il fatto che abbia conosciuto anche giorni felici.

Per quarantatre anni della mia vita cosciente sono rimasto un rivoluzionario; per quarantadue ho lottato sotto la bandiera del marxismo. Se dovessi ricominciare tutto dapprincipio, cercherei naturalmente di evitare questo o quell’errore, ma il corso della mia vita resterebbe sostanzialmente immutato. Morirò da rivoluzionario proletario, da marxista, da materialista dialettico e quindi da ateo inconciliabile. La mia fede nell’avvenire comunista del genere umano non è meno ardente che nei giorni della mia giovinezza, anzi è ancora più salda.

Natascia si è appena avvicinata alla finestra che dà sul cortile e l’ha aperta in modo che l’aria entri più liberamente nella mia stanza. Posso vedere la lucida striscia verde dell’erba ai piedi del muro, e il limpido cielo azzurro al di sopra del muro, e sole dappertutto.

La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione e violenza, e goderla in tutto il suo splendore.



Diego Rivera, L'uomo, controllore dell'universo, Palazzo delle Belle Arti, Città del Messico, 1934