sabato 7 gennaio 2023

UNO STRANO NATALE

Caro Ulisse, come ti ho detto nella mia ultima lettera, ho pubblicato un altro mio "girino" dal titolo "DALLA RUSSIA CON AMORE" e poichè volevo sapedre almeno il parere della famiglia, a Natale, quando ci si ritrova ne ho distribuito copie a tutti, ed ho letto - come faccio ogni anno - una mia novella dedicata a questo tema. Te la manmdo: UNO STRANO NATALE Erano circa le dieci del mattino e a Cuneo nevicava. Squillò il telefono: “ E’ il signor Antonio Sartoris” - “ si, sono io” “qui è l’ambasciata della federazione Russa a Roma: le passo il sig. Ambasciatore ” “ Caro avvocato, come stà ?” “Io bene, ha ricevuto il mio libretto “Dalla Russia con amore”?” “ Si, è proprio di questo che le volevo parlare: l’abbiamo mandato a Mosca e ci hanno detto di chiederle se poteva presentarlo in Russia.” A questa proposta sono rimasto un po’ interdetto e poi mi è venuto di getto, rispondergli : “Si, vengo ma a San Pietroburgo”. “Grazie “ mi rispose. “ Le manderemo ulteriori notizie. Tanti auguri di buon Natale e spasibo avvocato”. Come al solito, dopo aver preso una decisione, me ne pento: oggi alla Russia - secondo una vulgata che va forte in tutta Europa - non bisognerebbe dare alcun segno di solidarietà. Ma nel mio libretto, proprio nella premessa io dico: Nonostante questa terribile guerra tra Russia ed Ucraina “in me rimangono saldi i ricordi degli accadimenti avvenuti in quei luoghi, le vite, i costumi e le arti di quelle genti di comune etnia fin dalla lontana comune origine, in breve, della loro civiltà, i ricordi della Grande Russia”. E’ quel glorioso passato che io vado ad onorare - mi dissi - . perciò , al diavolo la guerra : vado in Russia. Ne parlai in famiglia e tutti furono d’accordo: andiamo a San Pietroburgo. L’ambasciata russa mi confermò che ci avrebbero offerto loro l’intero soggiorno per me per i miei cari. Ma per il viaggio, dato le restrizioni dei loro voli, dovevamo pensarci noi. Arrivammo a San Pietroburgo con un aereo privato che, naturalmente pagai io. . Il viaggio fu perfetto, l’arrivo un po’ meno perché per cena, stante la notte inoltrata, dovemmo accontentarci di due cetrioli e uno yogurt. Il giorno dopo il nostro arrivo ci avevano fissato un appuntamento nella hall dell’albergo Russìa : arrivò uno stangone con un colbacco a cui mancava solo la stella rossa: mi parve più un agente del KGB che non una guida turistica. Mi chiese come era composto il gruppo. Volli prenderlo in giro : “ lo Zar, la zarina, due granduchesse, quattro, dame di compagnia, tre boys-ardi e due cani”. “Ah - disse il guardiano - Romanov ?” - “No - risposi io - Milanov !”. Non rise. Per me la Russia erano le sue chiese dagli alti campanili con l’elmo slavo dorato, i cavalli delle troike al galoppo sulla neve, quella del dottor Zivago con a fianco Julie Christie, ma la prima cosa che chiesi alla mia guida fu di visitare il cimitero a fianco del monastero di Aleksandr Nevskij. Sapevo che lì riposano molte eminenti personalità dell’arte e della cultura russa: cercavo l’atmosfera in cui avevo concepito il mio libretto. Potei così salutare i grandi russi : musicisti come Mussorgskij, Rimskij -Korsakov, Balakirev, Borodin, Čajkovskij, e grandi scrittori come Dostoevskij, Gogol, ma anche il coreografo dei grandi balletti russi, il francese Marius Petipa, e l’italiano Carlo Rossi, l’architetto italiano che con i suoi palazzi diede il volto bello della Prospettiva Nevskij. Tutti noi eravamo, avvinti dalle notti bianche e mi ricordo che mio nipote che è un film-maker fu folgorato dalla Neva ghiacciata: farò un film su Rasputin - disse -qui dove, dopo averlo invano avvelenato e avergli sparato, lo finirono annegandolo. Mi ricordo che l’altro nipote si mise a cercare l’indirizzo di una sua amica turca che aveva conosciuto a Dublino quando lavorava alla Google e si era poi trasferita a San Pietroburgo. Mi ricordo che il ragazzino voleva assolutamente vedere la squadra di calcio “Dinamo”£, in azione, e che io (con le mie relazioni) gli trovai il biglietto. Mi ricordo che i magazzini Gum che nel 1965 (il mio primo viaggio in Russia) erano praticamente vuoti di merci, ora ne erano strapieni. Venne il giorno della conferenza. L’appuntamento era dinanzi all’entrata dell’ Ermitage, il grande museo voluto da Caterina II° all’interno del “palazzo imperiale d’inverno”. Ci scortarono su enormi scaloni con la passatoia rossa, attraverso innumerevoli saloni pieni di quadri, di ceramiche, di gioielli, un tempo tutti tesori degli Zar. Alla fine di questo lungo pellegrinaggio si aprì una porta dorata e due camerieri in parrucca e polpa ci introdussero in una grande sala tutta luci di lampadari di cristalli di Boemia dove c’era una marea di poltroncine bianche, tutte vuote. Non c’era nessuno e nessuno arrivava. Sotto lo sguardo severo di Pietro il Grande e Caterina II° ritratti in grandi quadri appesi alle pareti, noi ci sentimmo presi giro. Finalmente arrivò di corsa il mio traduttore, che doveva essere anche il mio presentatore: “Dovete scusarci, non l’ avevamo previsto, ma oggi è morto Putin ! ” Caro Ulisse, se la novella ti è piaciuta leggi il mio "girino" : lo potrai trovare a Cuneo, presso il bookstore L'IPPOGRIFO in C.so Nizza con l'offerta di 5 € alla Fondazione Casa Delfino. Ciao e auguri di buon anno. ANTONIO

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